Il 7 novembre a Roma, presso l’elegante sede dell’Acquario romano, si è svolta la conferenza stampa di presentazione della 43ª edizione del Torino Film Festival. Quest’anno l’evento si veste del volto e degli occhi magnetici di Paul Newman, come si evince dal manifesto: una foto scattata nel 1981 da Eva Sereny, che cattura il celebre divo durante le riprese di Diritto di cronaca (Absence of Malice). Ed è superfluo aggiungere che si tratta di uno dei ventiquattro film dell’omaggio del Festival all’attore.
Dopo i saluti del Presidente del Museo Nazionale del Cinema Enzo Ghigo e l’intervento del direttore del Museo Carlo Chatrian – che conferma la grandiosa apertura presso il Teatro Regio il 21 novembre e la collaborazione con gli Studi Rai di Torino – è il momento di Giulio Base, che prende parola omaggiando il suo maestro Vittorio Gassman.
Gli obiettivi del due volte direttore artistico rimangono inalterati nella sostanza: custodire l’impronta autoriale e cinefila dell’evento, prediligendo i film. Si escludono le serie tv – non per snobismo, chiarisce Base dopo aver accolto gli applausi, ma per una rivendicazione della specificità della sala come luogo deputato al cinema. La finalità del programma, che è frutto di una selezione tra oltre seimila titoli, rimane la medesima della scorsa edizione: coniugare spettacolo e rilevanza dei centoventi film proposti, in una cornice snella e priva di orpelli, che però non rinuncia alla vocazione cosmopolita. E questa – parlando del passaggio dall’infanzia all’adolescenza, che lo ha visto riconfermato alla direzione – è secondo Base la responsabilità più grande. Infatti, nel tentativo di presentare un evento migliore del precedente, non ha rinunciato ai grandi nomi e alle sorprese: sono tante le anteprime mondiali, come anche quelle di film italiani che trovano spazio nelle varie sezioni (concorso, fuori concorso e zibaldone). Tuttavia, Base ha anche precisato di aver posto una particolare attenzione all’attualità e alla delicata situazione internazionale: per ricordare al pubblico la capacità del cinema di unire, far provare emozioni e far riflettere.
Dunque, non resta che attendere che si aprano le porte della sala cinematografica e che si spengano le luci. La magia del grande schermo, promessa dal festival, sta per avverarsi.
Alessandra Sottini.