Un gruppo di donne cambogiane descrive gioie e problemi dell’essere madri. Tre donne italiane raccontano delle difficoltà ad avere figli e della strada che hanno deciso di intraprendere per costruirsi una famiglia. Lia, una ragazza romana, espone sfide quotidiane, piccole e grandi, e riflette su che cosa significhi essere figlia. Tutte queste storie, contemporaneamente ordinarie e straordinarie, hanno in comune una cosa: la gestazione per altri (GPA).
Nel film di Alice Tomassini, ognuna di queste donne – madri gestanti, madri intenzionali e figlie nate da questa pratica – prende la parola, affidando la propria storia a uno sguardo che accoglie con affetto, ma anche con rabbia e dolore, la complessità e le molteplici sfaccettature di queste storie di vita. Tomassini decide di affrontare un tema su cui si è detto tantissimo senza mai veramente dare parola a chi è direttamente coinvolto nella GPA: la regista dà ampio spazio alle protagoniste per esprimersi, spiegarsi e indignarsi, in un fiume di testimonianze che racconta che cosa significa essere una donna, essere madre ed essere figlia.
C’è una marcata differenza di tono tra i tre capitoli del film. Quando vengono rappresentate le madri gestanti in Cambogia, costrette dal governo a decidere tra il carcere e tenere i figli che non dovevano essere loro, le vediamo immerse nella natura. Sono riprese in primo piano, sorridenti e sollevate per essere uscite da un incubo che non comprendono pienamente. Il capitolo dedicato alle madri intenzionali italiane, invece, è buio. Le madri non si vedono mai nitidamente, nascoste in un anonimato reso con cura dal punto di vista della fotografia, e profondamente turbate dal dibattito contemporaneo. È un capitolo che riflette lo sguardo carico di ansia di queste donne. Infine Lia, con il suo spirito di lotta passionale e travolgente, viene mostrata nell’ultimo capitolo come la speranza nel cambiamento che tiene legate insieme tutte queste storie. Il finale di Mothers lascia un senso di attesa e un desiderio collettivo di un futuro migliore per queste famiglie.
Francesco Soprana
Articolo pubblicato su “la Repubblica” online il 29 novembre 2025
