In guerra, ovvero un tipo di cinema che ci fa usare superlativi, sia in lode che in condanna.
Daniel Sovrano – interpretato dal talentuoso Fausto Cabra, attore teatrale che si è formato con Luca Ronconi presso il Piccolo Teatro – è uno sgherro che combatte una battaglia personale negli ambienti più malfamati di Milano. Una sera si imbatte nella fragile Eleonora – la splendida Anna Della Rosa, balzata alla notorietà con La grande bellezza, ma già nota in teatro con Blackbird –, una principessa in pericolo che il protagonista decide di portare in salvo attraverso gli orrori della giungla urbana.In guerra rientra nel canone dei film di genere: il regista Davide Sibaldi, classe 1987, coglie a piene mani da I guerrieri della notte, Taxi Driver, Fuori orario e Collateral. Violenza (ma senza sangue) e parolacce (tante, tantissime) sono il pretesto per raccontare l’autentico terzo protagonista del film: la città. Milano è poco frequentata dal cinema – ricordiamo il caso di Romanzo di una strage, girato quasi interamente a Torino a causa degli alti costi per l’occupazione del suolo pubblico – e Sibaldi ha l’abilità di sfruttare a proprio vantaggio questa situazione: come dichiarato in Conferenza stampa, ha deciso di lavorare con un budget estremamente ridotto (6.000 €, autofinanziato) per non avere vincoli produttivi di alcun genere. Una troupe leggera, steady-cam ricavata da un furbo riuso di biciclette abbandonate, attori di ottimo calibro che si sono prestati gratuitamente (così come i tecnici degli effetti speciali) sono gli ingredienti del film.
La sceneggiatura è a tratti ingenua – alcuni dialoghi effettivamente non trovano grande soluzione di continuità rispetto all’insieme -, ma sicuramente sincera, un tentativo riuscito di intrattenere lo spettatore con una storia che ha la capacità di farlo rimanere incollato allo schermo fino alla conclusione. Girato fra Gratosoglio, Famagosta, Barona, Papiniano e Pagano, In guerra è un road movie a tappe in cui seguiamo le vicende dei protagonisti, dalla periferia al centro città, dalle gang di strada ai rampolli della Milano bene. Sibaldi pone così una domanda di ordine sociale sempre più attuale: “Chi sono i veri mostri?”