Ci sono dei momenti particolari, molto rari nel mondo dello spettacolo, dell’arte come anche dello sport e più in generale nella società dei talenti così come la conosciamo e viviamo, così come ci viene venduta ogni giorno dai media. Si tratta di attimi in cui capitano delle vere e proprie anomalie, dei cortocircuiti, come se una forza superiore si stesse ribellando a questa imposizione che rende il successo e la gloria appannaggio esclusivo dei migliori, dei più bravi.“I’m a loser baby, so why don’t you kill me” cantava Beck in uno dei suoi più grandi successi: veniva presentata una nuova classe, sconosciuta al pubblico degli anni Novanta, quella del loser, il perdente, colui che non ha talento. Nel 1998, quattro anni dopo l’uscita di questo fantastico brano, Tommy Wiseau è quel perdente.
È un attore senza alcuna capacità, con il sogno di ritagliarsi il suo spazio vicino a grandi come Dean e Brando. “Just because you want it doesn’t mean it can happen” è la frase che più si sente ripetere dai perfidi produttori di Hollywood. Così insieme al suo migliore amico, l’attore (altrettanto cane) Greg Sestero, decide di produrre, distribuire, scrivere, dirigere, e interpretare un film da solo. Nel 2003 The Room è finalmente nelle sale.
Il film è ovviamente un disastro: grossolane falle di continuità nella storia, sottotrame aperte e mai sviluppate, primi piani non messi a fuoco e ovviamente un’inquantificabile serie di errori nella recitazione. Il risultato nelle sale, tuttavia, sorprende ed è qui che, misteriosamente, si verifica un cortocircuito. Il successo arriva, probabilmente non nella maniera immaginata da Wiseau: la bruttezza del suo lavoro è, infatti, tale da suscitare un certo apprezzamento da parte del pubblico che è disposto a rivederlo più volte pur di ridere del livello assurdamente ridicolo delle scene.
A raccontare la storia vera di questo Ed Wood moderno, è James Franco, attore e, soprattutto regista ormai maturo, capace di un adattamento del libro di Sestero davvero eccezionale: da attore offre una mimica studiata in ogni minimo dettaglio, dalla metamorfosi della mandibola alla malefica risata che accompagna ogni apparizione di Tommy, passando per l’accento esteuropeo; da regista dà vita ad un equilibratissimo mix di dramma biografico e commedia che si lascia andare anche ad inaspettati e sorprendenti momenti di commozione verso il protagonista e i suoi sogni e aspirazioni. Con uno sguardo genuinamente partecipativo e curioso verso la genesi di un così strano fenomeno, Franco rende omaggio al mondo degli outsiders che si battono contro tutto e tutti per trovare il loro posto nel mondo.
Ad oggi The Room è un vero film di culto, il Quarto potere dei film brutti e Tommy Wiseau continua a mantenere un alone di mistero intorno alla sua inquietante figura: nessuno ancora sa quale sia la sua reale età, quali siano le sue origini e da dove provengano i circa 6 milioni di dollari utilizzati per finanziare le riprese.