“THE OPENING OF MISTY BEETHOVEN” – “A BOCCA PIENA” DI RADLEY METZGER

Andare al cinema per vedere un vero e proprio film pornografico è un’esperienza lontanissima dall’odierna fruizione del porno. Oggi, la visione si limita a un video di una manciata di minuti, fruito in solitudine. Immagini di sesso amatoriale o fin troppo finto, come sono finti gli orgasmi, finte le prestazioni. Sesso come un fast food, funzionale alla gratificazione immediata. Rituale certamente molto diffuso, ma circondato dallo stesso tabù di un tempo. Così, quando arriva il momento di sedersi al proprio posto nel buio della sala cinematografica, sembra quasi surreale che il pubblico sia composto da uomini e donne di ogni età, gomito a gomito. La sensazione è quella di star prendendo parte ad un rituale vecchio di quarant’anni,  che appartiene a un momento storico di rivoluzione sessuale, in cui il film pornografico era un prodotto concepito con potenzialità proprie, destinato a specifici luoghi e pubblici.

Un periodo storico durato un breve arco di anni, prima dell’invenzione del VHS: la “Golden Age of Porn” o “Porno Chic” che ha portato la pornografia americana nelle sale di tutto il mondo riscuotendo il successo generale di pubblico e critica. Fiore all’occhiello nonché canto del cigno per questo periodo d’oro è rappresentato da The Opening of Misty Beethoven – tradotto in italiano come A bocca piena -, del 1976 per la regia di Radley Metzger, uno dei pionieri del genere, con un gusto spiccato per una cinematografia sorprendentemente ricercata.

Il film, prodotto con un alto budget in tre differenti location – New York, Parigi e Roma – è la rivisitazione porno del mito di Pigmalione, ovvero la stessa matrice del film di George Cukor My Fair Lady: nel film di Metzger, Dr. Seymour Love (Jamie Gillies) cerca di istruire all’arte amatoria Misty (Constance Money) elevandola da semplice prostituta con una “fobia” per la fellatio a creatura totalmente sensuale, una “Goldenroad Girl” riconosciuta in società. Nell’universo immaginifico del film, infatti, il sesso è vissuto con disinvoltura e divertimento, spesso al centro di brillanti battute di dialogo –  e questa sembra essere caratteristica principale dell’alta società in cui Misty deve prima integrarsi e poi elevarsi nel corso del film. C’è sempre qualcuno, negli angoli dell’inquadratura o sullo sfondo, impegnato in una qualche forma di coito, per non parlare della pletora di immagini di fellatio che inondano lo schermo, in una elevazione decisamente “fallocentrica”. Il sesso diviene quindi strumento goliardico per suscitare ilarità: ma c’è una linea di demarcazione tra quello fatto per il divertimento e quello fatto per erotismo e/o amore, anche grazie alla colonna sonora ed alla fotografia che, sapientemente utilizzate, riescono a separare la goliardia dal momento puramente erotico.

Le scene di cunnilingus, paragonate a quelle di fellatio, si possono contare sulle dita di una mano e il rapporto sessuale termina sempre con l’orgasmo maschile: per quanto le protagoniste femminili del film godano del sesso tanto quanto gli uomini, nessuna di loro raggiunge mai veramente l’orgasmo, in una visione che incorpora le donne come esseri sensuali sì, ma funzionali all’esaltazione del piacere maschile, particolarità ancora più evidente in una scena di pegging dove l’uomo è portato al culmine del proprio piacere.

The Opening of Misty Beethoven ci regala, tuttavia, una visione del sesso così giocosa da essere auspicabile anche nella nostra contemporaneità. C’è pure spazio per un lieto fine da commedia romantica e per inquadrature e ambienti  accattivanti e memorabili, come il salotto geometrico del Dr. Love.

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