“PROJECT WOLF HUNTING” DI KIM HONG-SUN 

“There’s nowhere to run” 

Un gruppo di criminali coreani estremamente pericolosi parte dal porto di Manila, su una nave da carico iper-sorvegliata, per rientrare in patria, dove saranno finalmente giudicati per i loro crimini. Cosa potrà mai andare storto?  

Fuori concorso al quarantesimo Torino Film Festival, Project Wolf Hunting è un action thriller diretto sapientemente da Kim Hong-Sun, che mantiene tutto quello che promette, ossia divertire e divertirsi, senza freni. A farla da padrone un montaggio ipercinetico ma non per questo poco chiaro, che esalta le numerosissime, sempre esplicite e a volte sorprendenti sequenze d’azione, fiore all’occhiello della produzione. Il regista gioca con le aspettative dello spettatore, delineando inizialmente un classico confronto all’ultimo sangue tra polizia e criminali, buoni e cattivi, salvo poi cambiare le carte in tavola con l’inserimento di una nuova variabile impazzita e colpi di scena costanti. Ma il patto con il pubblico rimane sempre ben saldo: la violenza divampa, il sangue sgorga a fiumi e l’estetica post-umana che prende gradualmente possesso della pellicola non è un tradimento quanto più un rafforzamento delle intenzioni iniziali. 

Sotto alla superficie fatta di puro intrattenimento, comunque di ottima fattura, c’è però una scrittura ben più competente di quanto sarebbe lecito aspettarsi. Tra una denuncia delle ferite causate dall’imperialismo giapponese e mai rimarginate e una svolta horror che rilegge la struttura di film come Alien di Ridley Scott, il cineasta coreano (che ha anche scritto il film) si sofferma sul concetto di umanità. Già a partire dal titolo del film, che non può che rimandare al famoso «Homo homini lupus» di Hobbes, si inizia a delineare una narrazione che vede i personaggi dividersi in tre categorie: chi aspira a essere un lupo, chi un cacciatore che mantiene l’ordine e chi è costretto a diventare un lupo contro la sua stessa volontà. Lo scontro che coinvolge queste fazioni non fa che evidenziare l’impossibilità di mantenere intatta la propria umanità nella società contemporanea, piena di uomini spietati che non si fermano davanti a nulla pur di raggiungere i propri scopi. La speranza è che dalle ceneri di questa battaglia possa rinascere una nuova comunità, che non abbia paura di trattare gli uomini come uomini e non come lupi. 

Giuseppe Catalano

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