“URBAN MYTHS” DI WON-KI HONG

La 40° edizione del Torino Film Festival apre le porte alle nuove tendenze del cinema horror attraverso una sezione competitiva: “Crazies” – sentito omaggio all’omonimo film cult di George A. Romero – si pone come obiettivo l’esplorazione di nuovi linguaggi carichi di alta tensione. Il crazy che ha inaugurato la categoria parte dal principio, indagando le leggende che alimentano i nostri incubi quotidiani: attraverso dieci racconti a sé stanti, Urban Myths dà spazio a quelle storie di paura che ci raccontavamo da bambini e ci facevano subito sentire “grandi”. Ma libera anche quelle ingombranti presenze di cui, una volta cresciuti, non riusciamo a disfarci. I cortometraggi racchiusi all’interno del film indagano l’emarginazione della vita urbana in un’ottica terrificante: perseguitati dal proprio passato, i cittadini di queste città desolate non hanno altro confronto se non con i morti. 

Alle prese con il suo primo lungometraggio, il regista Won-Ki Hong sfrutta la sua esperienza da videomaker musicale per coinvolgere sul grande schermo le grandi star k-pop del periodo: nel cast si ritrovano giovani cantanti coreani che si mettono alla prova in veste inedita per attirare il proprio pubblico al cinema. Idoli, dunque, a loro volta a confronto con miti moderni e leggende metropolitane, immersi in una quotidianità al cui interno qualcosa stride e lotta per riemergere.

Urban Myths delinea già dal titolo una suggestione narrativa che trascende le credenze dell’epoca contemporanea e si sostituisce alla razionalità nell’estremo tentativo di darle un senso. Le storie di cui si nutrono i personaggi sono agghiaccianti e ultraterrene: i veri protagonisti diventano allora quei fantasmi che ritornano dall’aldilà, talvolta per vendetta, talvolta per richiesta di chi li ha amati. Sono gli scheletri nell’armadio che prendono vita per pareggiare i conti. Sono i mostri da non guardare mai negli occhi. Ricco di jump scares ed effetti sonori, “Urban Myths” risulta originale soprattutto nella sua struttura episodica che racconta solitudini comuni affossate da un purgatorio impositivo che avvicina i personaggi agli stati liminali della morte.

Sara Longo

Articolo pubblicato su «la Repubblica» il 30 novembre 2022

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