Un giorno ti svegli, ti scotti la mano con il te bollente e decidi tuo malgrado di diventare un uomo d’azione, di abbattere il guscio di indolenza che ha segnato la tua monotona quotidianità e vestire i panni tanto agognati di un altro – meglio ancora se di tuo fratello gemello – e tornare indietro nel tempo per sventare il tentativo – maldestro ma pericoloso – di salvare il Terzo Reich dalla disfatta. Un equivoco dopo l’altro scatena il cortocircuito di situazioni tragicomiche che coinvolgeranno il protagonista e i comprimari di Tomorrow I’ll Wake Up and Scald Myself with Tea, non trascurando di evidenziare, diegeticamente e attraverso metafore simboliche, una marcata critica sociale al consumismo sfrenato e massificato.
Nel 1977 Jindřich Polák sperimenta nuovamente la fantascienza e torna, dopo il cult Voyage to the End of the Universe (Ikarie XB-1, 1963), alle atmosfere avveniristiche e retrofuturiste, mettendo in scena un racconto ucronico satirico. Presentato alla 25ª edizione del TOHorror Fantastic Film Fest nella sezione Matter(s) of Time, Tomorrow I’ll Wake Up and Scald Myself with Tea (titolo orginale Zítra vstanu a opařím se čajem) , di produzione cecoslovacca, è un adattamento dell’omonimo racconto di Josef Nesvadba. Una commedia irriverente e pungente che si apre con un colpo di scena: il protagonista nominale Karel Bureš (Petr Kostka), pilota di razzi di un’agenzia turistica specializzata in viaggi nel tempo, muore soffocato mangiando un panino a colazione. Il gemello Jan (Petr Kostka), approfittando della situazione e dell’identico aspetto fisico, scambia la sua identità con quella del fratello, registrando anagraficamente il proprio di decesso. Tuttavia, Jan non sa che Karel trama insieme a un trio di loschi individui per portare la bomba ad idrogeno ad Hitler e far vincere la guerra al Reich e al suo führer.
Se il racconto paradossale che si dispiega nel suo arco narrativo procede in una direzione in crescendo, la regia di Jindřich Polák si rivela un lavoro di messinscena minimo, attento alle reazioni emozionali degli attori e delle attrici: in tal senso, ne sfrutta ampiamente l’irriverente comicità dei corpi, le espressioni e le posture, utilizzando i personaggi come maschere al servizio dell’estetica ipertecnologizzata degli ambienti che li circondano e caratterizzano. Proprio questo contrasto tra i volti degli attori e il setting contribuisce ad esaltare l’assurdità delle situazioni.
In un cortocircuito temporale narrativo, Tomorrow I’ll Wake Up and Scald Myself with Tea offre un racconto beffardo ma cosciente della difficoltà a ironizzare su alcuni argomenti, scardinando al contempo la paradossale mitizzazione dell’eroe senza macchia e senza paura. Durante il dispiegarsi del racconto, il protagonista si trasforma e, da uomo comune rivela una volontà invero narcisistica e tenuta a freno, mitigata dal traballante senso di giustizia. E dunque non può far altro che adeguarsi al fatto di essere finalmente diventato la versione che in fondo ha sempre desiderato incarnare. Una seconda possibilità che alle volte non è sempre negata.
Alessandra Sottini
