Con I Saw the TV Glow, Jane Schoenbrun firma uno dei film più strani, queer e curiosi prodotti dalla casa A24: un’allegoria sull’identità e l’esperienza trans, raccontata attraverso l’horror psicologico e il coming-of-age adolescenziale. Dopo il suo esordio alla regia, Schoenbrun torna a esplorare la relazione intima tra i media, l’adolescenza e la ricerca del sé, ma questa volta attingendo audacemente alla propria esperienza personale per raccontare il percorso di transizione in maniera allusiva e metaforica.
Ambientato tra gli anni Novanta e i Duemila, il film ha come protagonista Owen (Justice Smith), un ragazzino timido e introverso che stringe amicizia con Maddy (Jack Haven), sua compagna di scuola più grande. I due condividono la passione (e ossessione) per la serie televisiva di fantascienza The Pink Opaque (un ibrido tra Buffy e Twin Peaks in chiave young adult), che diventa per entrambi un rifugio in cui sottrarsi dalla solitudine delle loro vite adolescenziali e familiari. Quando Maddy scompare e lo show viene interrotto, realtà e finzione iniziano a fondersi per Owen, incapace di confrontarsi con la sua vera identità e costretto in un eterno rimpianto.
Il difficile percorso di affermazione segue una traiettoria weird e frammentata, in cui la narrazione oscilla tra continui sbalzi temporali. L’horror appare così come un genere particolarmente adatto per affrontare la tematica: l’orrore non risiede in creature mostruose o eventi sovrannaturali, quanto nella frustrazione di Owen nel tentativo di uscire dalla prigione costruita attorno a sé. L’esperienza della transizione trova così una trasposizione metaforica nel continuo slittamento tra reale e tangibile, in cui le protagoniste di The Pink Opaque diventano specchio di Owen. La scelta di una fotografia che privilegia luci al neon allucinate e tonalità glowy restituisce parte del fascino accattivante della vivace estetica pop degli anni Novanta, indugiando sulla dimensione perturbante di un universo surreale. Una scelta visiva che entra in sintonia con una colonna sonora elettronica densa di synth, che amplifica la sensazione di nostalgia e straniamento.
Giudicato «potente dal punto di vista emotivo e psicologico» perfino da Scorsese, I Saw the TV Glow è sicuramente un’opera capace di raccontare il difficile percorso di accettazione di sé, aprendo nuove prospettive su come il cinema possa dar vita a narrazioni queer. E sebbene il destino del protagonista sia tragico, il film lascia intravedere un segnale di speranza: «c’è ancora tempo» per riconoscersi e per accettarsi.
Mirko Serra
