Todas las fuerzas, diretto da Luciana Piantanida, propone un’analisi della realtà migrante latinoamericana a Buenos Aires attraverso un uso controllato del fantastico. Ambientato nel quartiere Once, il film combina osservazione sociale e costruzioni narrative più visionarie, senza aderire pienamente ai codici di un genere univoco.
L’opera si apre con una ripresa aerea che attraversa Plaza Once e introduce l’appartamento dove vive Teresa (Silvina Sabater), anziana con problemi di memoria, assistita da Marlene (Celia Santos), lavoratrice boliviana che svolge mansioni di cura e vive nella stessa casa. La sequenza, al di là del valore estetico intrinseco, anticipa il ruolo simbolico delle palomas, elemento ricorrente nel film. Il racconto si sviluppa a partire dalle uscite notturne di Marlene che, mentre Teresa dorme, vaga alla ricerca di un’amica scomparsa. La sua indagine la porta a muoversi tra laboratori tessili, bar e depositi, luoghi spesso marginali ma centrali nella vita lavorativa delle comunità migranti. È in questi ambienti che il film introduce elementi soprannaturali: Marlene e altre donne — boliviane, peruviane, paraguaiane — possiedono abilità speciali, dalla telecinesi alla capacità di comunicare con gli animali. Questi poteri non vengono illustrati in modo sistematico, funzionano piuttosto come metafora delle risorse invisibili che sostengono le loro vite. Il film immagina una sorta di comunità parallela, nascosta nella città, composta da figure quotidiane che mantengono ruoli essenziali nel tessuto urbano.
Piantanida sfrutta il fantastico per interrogare le dinamiche di subordinazione e l’invisibilità di lavoratrici che operano in settori spesso ignorati dalla narrazione pubblica. Con i suoi 70 minuti, l’opera mantiene un impianto ellittico: il passaggio tra dramma sociale, noir e suggestioni fantastiche produce un risultato volutamente irregolare. Alcune idee sono efficaci, altre restano accennate, ma il film trova coerenza nella fotografia notturna di Gustavo Schiaffino e in una messa in scena che valorizza spazi urbani poco rappresentati. La prova di Celia Santos sostiene la narrazione con un approccio misurato, mentre l’impianto complessivo conferma la volontà di Piantanida di esplorare forme ibride di racconto.
Premiato al BAFICI, Todas las fuerzas offre una rappresentazione non sentimentale del fenomeno migratorio, utilizzando il fantastico come strumento per mettere in luce ciò che la quotidianità del quartiere Once abitualmente oscura.
Marta Mastrocinque
