5 cm al secondo è un film del regista giapponese Makoto Shinkai, conosciuto dal grande pubblico italiano a partire dal 2016, quando le sale accolsero con grandi riscontri di partecipazione, il suo film più famoso, Your Name.
5 cm al secondo, del 2007, è stato comunque una delle prime opere del regista a destare una reale attenzione a livello nazionale (in Giappone) e internazionale poiché, pur eludendo alcuni aspetti pop di Your Name, rivela una maturità registica, nonché di scrittura, che lo rendono dei suoi film più belli.
Sono presenti elementi caratteristici della sua filmografia: storie d’amore tormentate, attrazione fatale fra i due protagonisti, stile visivo particolare e talvolta fantasioso, nonché personaggi realizzati con una scrittura dai toni intimistici. Nel caso di 5 cm al secondo, è proprio la sceneggiatura a condurre lo spettatore alla percezione dei sentimenti provati dai due protagonisti, benché questi ultimi abbiano pochissime scene insieme. I pensieri e i dialoghi creano un’attrazione magnetica anche nell’assenza di un reale contatto fra i personaggi.
La storia, ambientata in Giappone, prende le mosse nei primi anni novanta (lo testimonia la presenza della console per videogiochi SNES nella camera del protagonista), estendendosi per tutto il decennio fino a spingersi nei primi anni duemila. I protagonisti sono Takaki e Akari, amici d’infanzia che, frequentandosi quotidianamente, sviluppano l’uno per l’altra un forte legame, che li condurrà a innamorarsi. Costretti a separarsi a causa del trasferimento di Akari in un’altra regione, i due iniziano a scambiarsi lettere in cui si confessano il dolore causato dalla separazione, aspettando impazientemente il giorno in cui si sarebbero rivisti.
Il film segue continuamente questa traccia narrativa: due persone che si amano costrette a vivere separatamente, nell’attesa di un ricongiungimento.
Suddiviso in tre episodi, il film mostra la crescita di Takaki e di questo primo amore, legato all’immagine dei ciliegi in fiore e in particolare, al cadere dei loro caratteristici petali rosa, la cui velocità di caduta dà titolo e significato al film.
Tempo e spazio sono i cardini della storia che Shinkai, abilmente, narra con momenti di riflessione intima accompagnata da lunghe inquadrature dedicare ai paesaggi. La cura dei dettagli di ogni oggetto all’interno dell’inquadratura è altissima e il realismo dei vari luoghi, contrappuntato da immagini fantasiose, diventerà un marchio di fabbrica della filmografia di Shinkai.
I luoghi che Takayo Nishimura disegna con così tanta cura non sono solamente un esercizio di stile, perché vi si ritrovano il personaggio stesso, e la sua storia; così come la relazione fra i due ragazzi è simboleggiata dai ciliegi in fiore e dal lento cadere dei loro petali, ogni episodio viene collocato in un luogo preciso, per valorizzare al meglio la storia narrata.
Il film è permeato da un grande senso di nostalgia e malinconia; nostalgia nelle lettere che i due innamorati si spediscono, prima di vedersi e scambiarsi il primo bacio, e malinconia che risuona in quei paesaggi, in quegli orizzonti ammirati costantemente da Takaki, relegato, nel secondo episodio, in un’isola del Giappone, lontano da Akari, pervaso da pensieri sulla ricerca costante dell’uomo di voler raggiungere ciò che è lontano. Il secondo episodio è pregno di simbolismi; il fatto stesso che il protagonista si ritrovi in un’isola caratterizza il suo comportamento elusivo nei confronti degli altri e la presenza di una stazione spaziale esalta i suoi desideri, quelli evidenziati dallo stesso titolo che dell’episodio: Cosmonauta. Così, la scena del lancio della navicella spaziale verso il freddo e immenso universo, sembra contenere metaforicamente tutto ciò che Takaki porta con sé nel quotidiano, mentre la sua esistenza va a combaciare con quell’immagine fantastica dell’astronauta che vaga nello spazio, tentando di raggiungere il punto più lontano possibile.
Se nel primo episodio la narrazione viene esaltata dallo scambio epistolare e dal perpetrarsi del ritardo del treno che avrebbe congiunto Takaki ad Akari, nel secondo la ragazza scompare del tutto, se non in alcuni ricordi o fantasie dello stesso protagonista, il quale non ha alcuna storia da narrare se non la sua attesa. Shinkai decide così di inserire un terzo personaggio: una compagna di scuola di Takaki, innamorata di quest’ultimo e incapace di mostrarsi decisa nelle proprie scelte. Questo personaggio, di nome Sumida Kanae, ha compito di creare un pretesto narrativo, pressoché inutile al fine della macro-storia della amore tra i due protagonisti, ma utile nell’evidenziare tutti i tratti caratteriali di Takaki, il quale si sta sempre più allontanando dalle relazioni interpersonali.
Nel terzo episodio, Takaki torna al centro dell’attenzione, ma di una storia che, a distanza di ventisei anni dal Cosmonauta, offre soltanto ricordi del passato e una vaga e flebile speranza. L’assenza di un titolo rientra, probabilmente, nell’esaltazione della fine del susseguirsi di eventi. Di quella relazione platonica non resta che l’incapacità del protagonista di approcciarsi ad altre donne, nel costante pensiero di quel primo amore che aveva cercato di proteggere nonostante le tante avversità. Resta solo un’impressione fugace davanti a un passaggio a livello, luogo simile a quello in cui, nell’infanzia, Akari aveva espresso il desiderio di voler guardare nuovamente i ciliegi in fiore in sua compagnia.
Il terzo episodio propone una conclusione, per molti aspetti disillusa e amara, di ciò che è stato, di ciò che gli eventi della vita avevano causato a quell’ingenuo e audace sentimento fra i protagonisti.
Un finale senza happy ending, in cui lo spettatore può immaginare che, da quel momento in poi, il tormentato Takaki, potrà avere la possibilità di riprendere in mano le redini della propria vita.