“QUASI GRAZIA” DI PETER MARCIAS

Presentato al 43° TFF nella sezione “Zibaldone”, Quasi Grazia di Peter Marcias – adattamento dell’omonimo romanzo teatrale scritto da Marcello Fois e recitato da Michela Murgia – nasce dall’esigenza di indagare la persona oltre la scrittrice. A partire dal titolo, che prende ispirazione dall’autobiografia postuma di Grazia Deledda, Cosima, quasi Grazia. Raccontata attraverso tre momenti inediti della sua vita, la figura della scrittrice prende forma sullo schermo grazie all’interpretazione di Irene Maiorino, Laura Morante e Ivana Monti.

Il film mette in scena il conflitto interiore che accompagna Deledda e colloca il racconto dapprima a Roma nel 1907 (con Maiorino, al secondo personaggio letterario dopo il suo ruolo ne L’ Amica Geniale, nei panni della scrittrice); in seguito, a Stoccolma nel 1927 (e questa volta è Morante a dare corpo a Deledda); infine, nuovamente a Roma nel 1935 (con Monti nel ruolo della donna). Sono diversi i legami familiari rievocati dal film: il rapporto conflittuale con il fratello Santus (Stefano Mereu, già presente al 39° TFF con Il Muto di Gallura); la vicinanza del marito Palmiro Madesani – aspramente criticato da Pirandello per il suo totale asservimento a Deledda; la complicità con la nipote Mirella. La madre, Francesca Cambosu (interpretata magistralmente da Monica Demuru), è il solo personaggio ricorrente dell’intera storia, in quanto personificazione del profondo tormento che attanaglia Deledda, rea di aver abbandonato la Sardegna per trasferirsi nel “continente”. Una figura materna apparentemente conforme alla società patriarcale dell’epoca, ma che rivendica una posizione da matriarca all’interno della famiglia.

Dopo aver dedicato alcune sue opere a importanti figure femminili emiliane, Marcias ritorna alle sue origini. La Sardegna è, infatti, costantemente presente: sia attraverso le immagini della natura e della tradizione isolane – ricordi restituiti sotto forma di frammenti, che simboleggiano visivamente la lunga ricerca d’archivio – sia nelle parole pronunciate dalla stessa Deledda, secondo la quale il viaggio è la condizione esistenziale degli insulari.

Nella scelta di far rivivere la scrittrice attraverso attrici di tre generazioni diverse, il film conferma ulteriormente l’esistenza di una, nessuna e centomila Deledda. All’anagrafe Grazia Maria Cosima Damiana, la scrittrice si è servita di diversi pseudonimi per celare la sua identità; tra questi «il più singolare e forse rappresentativo della percezione che ha di sé, Fea (in nuorese brutta)», come testimonia la biografia consultabile nel sito della sua città natale Nuoro. A centocinquantaquattro anni dalla nascita di Deledda, Quasi Grazia intende tornare su una scrittrice ancora poco studiata (nonostante sia ad oggi l’unica italiana insignita del Premio Nobel) riscoprendone la modernità.

Elisabetta Pala

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