Il regista inglese Corin Hardy informa il pubblico che “the hallow” è il corvo nella cultura folklorica delle favole irlandesi in cui compaiono fate, elfi e spiriti. Hardy è un grande estimatore degli horror anni ’70-’80: non è un caso che si presenti alla Conferenza stampa con una maglietta su cui appare scritto SUSPIRIA, chiaro riferimento al film di Dario Argento, da cui afferma di sentirsi influenzato dal punto di vista visivo.
Per quanto riguarda The Hallow, il regista ha voluto realizzare l’inizio del film in modo molto convenzionale seguendo gli stereotipi del genere horror, al fine di coinvolgere il pubblico. Ha poi utilizzato la struttura della favola radicandola nella realtà, ma al tempo stesso creando esseri fantastici che sono il frutto di una lunga ricerca figurativa, come dimostra il suo un blocco di disegni. Così ha cercato di rendere questo mondo ambiguo – favolistico e reale al tempo stesso – non del tutto riconoscibile, per mettere lo spettatore in una situazione di tensione e curiosità.
Protagonista è una coppia composta da due personaggi del tutto credibili. La donna, Claire, ha un carattere più forte del marito, ma non per questo si può dire che Hardy abbia voluto realizzare un “horror femminista”.
Ambiguità è la parola d’ordine che il regista utilizza per spiegare l’amplificazione della tensione psicologica presente nel film al fine di tenere lo spettatore in continua incertezza.
Concludendo, Hardy afferma che vuole continuare a fare film nell’ambito dell’horror tenendo come modelli opere come L’esorcista, La cosa, La casa.