Luce mia è il film di Lucio Viglierchio presentato nella sezione Festa Mobile della 33° edizione del Torino Film Festival. Il regista racconta, con sguardo documentaristico, il periodo trascorso in ospedale a causa di una malattia: la leucemia mieloide acuta. Viglierchio punta l’attenzione sul dolore provocato dalle cure, sull’isolamento terapeutico e su come, estinto il morbo, la vita sia cambiata inevitabilmente. Ma di fronte alla nascita di una figlia, il regista capisce che bisogna seppellire i tristi ricordi del passato per ricercare un equilibrio che permetta di sentirsi ancora vivi.
Il lungometraggio è anche la storia di un incontro, quello con Sabrina Caggiano e della condivisione con lei della stessa malattia. Tra i due s’instaura un’amicizia, un rapporto simbiotico. È evidente sin da subito la funzione divulgativa del film in quanto testimonia la realtà ospedaliera, l’esperienza tragica della malattia e la noia della solitudine (contrastata da Sabrina attraverso la pratica del disegno).
Luce mia ha un’impostazione televisiva, è il tipico film da prima serata in Rai. Se si dovessero trovare dei difetti, oltre ad alcune scelte registiche, sarebbero da annotare le reiterate sequenze intrise di una melodrammaticità che mira al pianto facile. I pregi del film, invece, sono la capacità di non scadere mai nella commiserazione. Il messaggio che intende trasmettere è che: non bisogna mai avere paura della malattia.