L’odore della notte è il secondo lungometraggio dopo Amore tossico, di Claudio Caligari, scomparso prematuramente. E’ stato presentato fuori concorso alla 46° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 1989 e ora presentato come omaggio alla carriera del regista al Piemonte Movie gLocal Film Festival.
Liberamente ispirato al romanzo di Dido Sacchettoni Le notti dell’arancia meccanica, è un film drammatico sulla sopravvivenza urbana delle classi disagiate che fanno di necessità virtù.
Una banda di “borgattari romani” compie varie rapine; ognuno di loro è spinto dalla necessità di perseguire un proprio bene personale, per superare difficoltà economiche e trovare una soluzione per “campare”.
Il protagonista, Remo Guerra (Valerio Mastandrea) è un poliziotto troppo allergico alle regole da poter continuare a svolgere il suo compito di tutore della legge. Sceglie quindi di dedicarsi completamente a quello che inizialmente era un cruento passatempo finalizzato a saziare la ricerca di adrenalina. Di giorno Poliziotto, di notte Rapinatore: quello che lo fa sentire vivo è il solo modo di sopravvivere in una borgata romana dove la criminalità e lo spaccio sono di casa. Stimolato dalla violenza, a capo della sua banda, diventa sempre più dipendente dalla missione di togliere ai ricchi per dare ai poveri. Ma questo modus vivendi si rivela un serpente che si mangia la coda perché il castigo della società è alla fine la sola ricompensa: Remo è costretto a redimersi o a fuggire da una vita che lo sta facendo morire piano piano.
Per i personaggi del film la violenza assume il gusto dolce di un’arancia, e ogni spicchio diventa sempre più gustoso colpo dopo colpo. Un’arancia meccanica all’italiana, dove l’obiettivo è quello di realizzare ogni volta il colpo perfetto con il minimo sforzo e il massimo della resa. Così le rapine portano i “soldi facili” di chi è stato più fortunato, nelle tasche di chi fin da bambino è stato abituato a coniugare, per necessità, non il verbo studiare o lavorare, ma prendere.
La vicenda narrata nel film è ispirata a fatti di cronaca della Roma degli anni Ottanta, quando la famigerata “Banda dell’arancia meccanica” portò a termine numerose rapine in appartamenti altolocati con l’indistinguibile firma di una violenza di una freddezza quasi scientifiche.