Quest’anno il Lovers Film Festival, in collaborazione con il DAMS Università degli Studi di Torino e con la curatela di Elisa Cuter, ha presentato una masterclass dal titolo Serial Lovers.
Durante l’incontro moderato da Matteo Pollone, si sono susseguiti gli interventi di Eugenia Fattori, Attilio Palmieri, Ilaria Feole e Violetta Bellocchio che hanno riflettuto su come nel passato la serialità abbia interpretato le questioni di genere e come le cose oggi siano cambiate.
Ad aprire la masterclass è stata Eugenia Fattori, scrittrice per “Seriangolo” e “Point Blank”, con un intervento dal titolo Reboot seriali nell’era Trump. Queer Eye e Will&Grace tra passato e presente.
Cosa spinge i produttori oggi a riportare sullo schermo programmi del passato come Queer Eye e Will&Grace? L’effetto nostalgia, secondo Fattori, perché punta sul rapporto affettivo dell’audience con il programma televisivo: “come una cena tra vecchi compagni di scuola”.
Il pubblico però non è più lo stesso, e anche i tempi sono cambiati: ora c’è una maggiore libertà sia per l’audience – che può scegliere, grazie alle piattaforme streaming e a un mercato sempre più segmentato, cosa vedere e quando vederlo – sia per gli show runner, che possono permettersi di approfondire tematiche fino a poco tempo fa soltanto accennate come la sessualità e l’accettazione di sé.
L’intervento di Attilio Palmieri dal titolo Oltre gli USA: i casi di “Please Like Me” e “Cucumber”, “Banana”, “Tofu” tra rappresentazioni di genere e formati, ha preso in esame due interessanti esempi di serie televisive fuori dalla sfera statunitense.
Please Like Me è una coming of age comedy australiana il cui protagonista, Josh Thomas, è anche ideatore e produttore dello show. Quest’ultimo va oltre il racconto tipico dell’antieroe eterosessuale, tormentato, maschilista e violento ma si distingue per la sua ironia e leggerezza.
Cucumber, così come Banana e alla web serie Tofu, sono tre show inglesi ideati da Russell T Davies, che li definisce un “big gay threesome show”. Per quanto non siano dipendenti l’una dall’altra, le serie si intrecciano in armonia e presentano una moltitudine di punti di vista e tematiche.
A seguire, la giornalista di “FilmTv” Ilaria Feole ha presentato un’interessante riflessione dal titolo: Queer is the new black:”Sense8”, “The OA”, “Transparent”.
Dal caso di Laverne Cox, attrice transgender di Orange is the New Black, passando per l’amatissimo e costosissimo Sense8 delle sorelle Wachowski fino ad arrivare a Transparent, una delle serie televisive più apprezzate degli ultimi anni: nel suo intervento Feole ha analizzato come si sviluppano e vengono accolte alcune delle narrazioni seriali legate specificatamente alla transessualità e di come ci si auspica, nel futuro, di avere ancora più storie legate alla quotidianità e non solo alla transizione che è spesso al centro di queste vicende.
Violetta Bellocchio ha chiuso la masterclass con un appassionato intervento dal titolo Non provate a definirci: come stanno cambiando l’identità e la rappresentazione delle storie legate al genere, da “Buffy” a “Lego Batman” passando per le fanfiction. La scrittrice ha proposto una carrellata di personaggi utili a far riflette su come, dai tempi di Melrose Plase, spinoff di Beverly Hills 90210, dove uno dei personaggi era caratterizzato dal solo fatto di essere omosessuale, si sia passati oggi a film per bambini come Lego Batman: un brillante esempio di come, attraverso il rapporto del Cavaliere Oscuro e della sua nemesi, il Joker, si possa parlare di accettazione e diversità.
Una masterclass che ha offerto ottimi spunti di riflessione riguardo l’evoluzione della serialità e il suo rapporto con le tematiche LGBTQI: è un momento storico importante e pieno di cambiamenti che concede al pubblico sempre più libertà di decidere cosa vedere, quando vederlo e come vederlo. E se da una parte gli interventi di questa giornata hanno permesso di evidenziare una sempre maggiore predisposizione del pubblico a storie più complesse e ben strutturate, dall’altra il timore è che la segmentazione del mercato non conceda più a determinate storie da arrivare a tutti.
Un’ultima riflessione, grazie al pubblico in sala, è stata fatta sulla situazione seriale in Italia dove a piccoli passi, e non senza scatenare critiche, anche mamma Rai si sta lentamente mettendo al passo con i tempi.
Il futuro della serialità è (si spera) sempre più arcobaleno.