Su una scogliera soleggiata a sud di Atene, due ragazzi – l’“eroe” della storia Demostene (Yorgos Tsiantoulas) e l’amico aspirante regista Nikita (Andreas Lampropoulos) – decidono di scrivere la sceneggiatura di un lungometraggio che racconti gli eventi vissuti dal protagonista nell’estate precedente – la rottura con il fidanzato, la successiva adozione del cane (Carmen) dell’ex e la malattia del padre. I ricordi si distendono per tutta la durata del film con la stessa calma dei personaggi al sole e sono inframmezzati dalla leggera e delicata ironia della cornice narrativa. The summer with Carmen di Zacharias Mavroeidis, fuori concorso al 39° Lovers Film Festival, è costruito classicamente come un “racconto nel racconto”, in cui la composizione metadiscorsiva si fa pretesto per interrogare lo spettatore (e i personaggi) sulla velleità delle sovrastrutture narrative che applichiamo alle nostre vite.
Nikita, nelle doppie vesti di sceneggiatore e terapeuta, conduce il flusso di ricordi del protagonista e ne struttura parallelamente gli episodi in conformità alle norme narrative di una sceneggiatura “da manuale”. Regole rigide che si riflettono nelle inquadrature geometriche – quadri costruiti nel reticolo di diagonali e parallele entro cui sono meticolosamente inserite le azioni del passato. Calati in un doppio ricettacolo diegetico (quello del film e quello del racconto nel racconto), i personaggi-pedine sono chiusi nel sistema metadiscorsivo che decostruisce, scena dopo scena, l’idea illusoria che nella realtà, così come nelle storie, ci sia una causalità finale – un punto conclusivo che rivoluzioni tutto. Oggetto privilegiato di questa decostruzione è lo stesso Demostene, assiduamente impegnato nel corso della narrazione a scovare nella sofferenza passata un punto di svolta, una mirabile interpretazione complessiva che possa riscattare il senso di smarrimento provato. L’attesa di un miraggio che è anche l’attesa radicata nella nostalgica atmosfera estiva, tra le vacanze passate nell’Atene di un’estate che non c’è più e la spiaggia soleggiata dell’estate presente.
Sforzandosi così di capire quale sia stato il suo character’s drive, Demostene scava progressivamente nello smarrimento emotivo dell’anno precedente, trovandovi infine una disillusa soluzione alla propria confusione esistenziale: forse per lui quel cambiamento rivoluzionario è ormai irraggiungibile, ma la presa di coscienza delle proprie insicurezze e paure possono ancora salvarlo dalla perdita di sé, a patto che la consapevolezza raggiunta non sia autoinganno travestito.
Federico Lionetti