Un giorno Fumiko (Hiromi Nakazato) incontra, in maniera del tutto casuale, l’ex compagno di scuola Ryota (Hironobu Yukinaga); sospinti da una passione irrefrenabile i due decidono di sposarsi. Sfortunatamente Ryota vede dei fantasmi, ma lei no, e la loro relazione inizia subito a deteriorarsi.
In concorso al 35° Torino Film Festival, l’esordiente Jun Tanaka con Bamy ci propone un’affascinante rilettura del J-Horror in chiave riflessivo-filosofica, dove i fantasmi sono solo un pretesto per riflettere sulle condizioni esistenziali dell’uomo. Ryota, nonostante stia per sposarsi, appare in realtà freddo e apatico, il suo lavoro non lo stimola per nulla e la solitudine è una condizione al quale difficilmente sfuggirà.
Il destino, fin dalla sequenza iniziale (un ombrello rosso cade dal cielo), appare subito come un elemento primario. A tal proposito, durante la Conferenza stampa di presentazione al Torino Film Festival, Tanaka ha sottolineato come la tematica del “filo rosso del destino” sia una costante per la cultura asiatica (pensiamo ai noir del maestro hongkonhese Johnnie To oppure rimanendo in Giappone a Your Name di Makoto Shinkai).
Per chi è avvezzo al cinema giapponese contemporaneo, apparirà evidente un richiamo allo stile di Kiyoshi Kurosawa, una vera e propria autorità per chi fa cinema in Giappone, quindi ellissi e piani sequenza sono la prassi in questo film: «per noi giovani registi è impossibile non rimanere influenzati da Kiyoshi Kurosawa, tuttavia ho cercato di sfruttare al meglio questa influenza» così ha affermato durante la Conferenza stampa il regista. Non è un caso che oltre a sequenze che richiamano il cinema kurowasiano (ad esempio la smaterializzazione di personaggi già visti in Kairo oppure la tecnica del chiaroscuro) troviamo una visione personale della messa in scena come l’inserimento di sequenze comiche, fino al grandioso finale surrealista.
Un altro aspetto molto rilevante è la musica: ancora una volta viene in nostro aiuto Tanaka, che in Conferenza parla a ruota libera lasciando trapelare grande amore per il cinema. Il regista evidenzia come in alcuni frangenti la colonna sonora sia “crudele”, influenzando in maniera totale il film: «per me la musica ha fisicità e può creare dissonanza con le immagini, una scena comica grazie alla musica si trasforma in drammatica.”
Nota di merito per i due attori protagonisti che sono riusciti a calarsi perfettamente nei loro rispettivi ruoli; Yunigawa è alla sua primissima esperienza in veste di attore, discorso simile per Nakazato, la quale aveva già esordito nel 2013 ma in ruolo assolutamente minore (Miroku, scritto e diretto da Kaizo Hayashi).
Bamy è un’opera prima che sorprende dove minimalismo, mistero e ironia si amalgamano alla perfezione; voci di corridoio parlano di potenziali premi, si consiglia caldamente la visione.