È un letale spettacolo pirotecnico quello che illumina il cielo londinese durante una notte misteriosa: centinaia di meteoriti colpiscono la Terra producendo lampi che accecano chiunque si soffermi a guardarli e liberando una micidiale specie arborea. Ha inizio il giorno dei Trifidi, enormi piante carnivore dotate di capacità locomotorie: sono intelligenti, velenosi, affamati e decisamente poco adatti ad ornare un elegante giardino all’inglese.
Nove anni dopo la versione cinematografica di The War of the Worlds (1953) firmata da Byron Haskin, il cinema inglese conquista gli schermi con la propria invasione intergalattica, instaurando un rapporto di emulazione con quel film. Anche The Day of the Triffids (diretto da Steve Sekely nel 1962) si apre e si chiude con un’autorevole e virile voice-over la quale dà il via all’invasione aliena con una pioggia di meteoriti, modificando il finale del romanzo da cui è tratto (che già omaggiava il classico di Wells) e favorendo una soluzione al problema extraterrestre che ricalca perfettamente quella del film americano, messaggio religioso compreso.
Pertanto anche i Trifidi si sono ritagliati un piccolo posto nella cultura pop (e, a quanto pare, persino nella serra spaziale di E.T. – L’extraterrestre).
Anche in questo caso, sono i trucchi e gli effetti speciali a rendere la visione particolarmente godibile: il divertimento aumenta esponenzialmente via via che i Trifidi (un miscuglio di stop motion e pupazzi su ruote) si moltiplicano e puntano a conquistare la totalità del formato Cinemascope. Si aggiungano un paio di sequenze dalla suspence ben calibrata (ad esempio, la sequenza nella nebbia, in cui i due protagonisti, tra i pochi ad aver conservato la vista, rimangono accecati dalla foschia) e alcune sconcertanti visioni di una Londra apocalittica, a tratti deserta e a tratti in preda alla più cieca confusione. L’efficacia e la creatività dimostrano inoltre come il cinema fantascientifico di quegli anni non fosse esclusivo appannaggio dell’industria statunitense: The Day of the Triffids si inserisce con successo nell’allora florido catalogo inglese di B movies, inaugurato già da tempo dalla Hammer, celeberrima casa di produzione che oltre ad aver resuscitato Dracula e Frankenstein, si divertiva a fantasticare anche con gli alieni (si veda The Quatermass Experiment).
Alla fine, dove i diserbanti della scienza non possono nulla contro l’infestazione mutante, interviene uno dei più semplici e al contempo essenziali doni di Dio, e all’umanità ormai salva viene offerta un’ulteriore occasione per ringraziare il Signore. Per il cinefilo che non ha dovuto misurarsi con nessun parassita intergalattico, il vero motivo per rendere grazie è l’esistenza di queste piccole gemme del cinema.