La routine quotidiana di un gruppo di giovani tossicodipendenti romani, tra Ostia e Roma, tra “spade” e furtarelli per procurarsi la dose quotidiana. Tra periferie degradate e monotonia, si snodano le vicende di Cesare, Michela e dei loro amici, personaggi quasi macchiettistici, ormai perduti completamente nel tunnel della droga.
Caligari, al suo esordio dietro la macchina da presa, si dimostra da subito autore essenziale, asciutto ma che non rinuncia ai sentimenti. Badate, non si cade mai nel sentimentalismo in Amore tossico, qui si parla di veri sentimenti. Il legame tra Cesare e Michela è qualcosa di puro, in una situazione che di puro ormai non ha più nulla, e la loro dipendenza da eroina è quasi una conseguenza del loro profondissimo legame.
La parola chiave è dipendenza. Dipendenza dai soldi, dall’amicizia, dall’amore, dall’eroina. La pelle dei protagonisti è lucida di sudore sotto il cocente sole di una Ostia non da cartolina, ma anonima e marcia, tossica appunto, in cui si parla in romanesco stretto e ogni motivo è buono per far rissa.
La lezione pasoliniana è evidente (Accattone in particolare) in questo film. Regia asciutta, quasi documentaristica, pochi movimenti di macchina e pochi primi piani, se non nei momenti in cui i protagonisti si bucano le vene (davvero impressionanti i particolari degli ingressi degli aghi). Bellissimo è un avvicinamento progressivo al volto di Cesare nella sequenza in cui egli prende coscienza della vita malata che lui e la sua banda conducono.
Eccellenti sono le prove attoriali di giovani interpreti sconosciuti, alcuni dei quali realmente tossicodipendenti o da poco “ripuliti”.
Interessante che questa pellicola sia uscita nel 1983, appena due anni dopo il ben più osannato Christiane F. Noi, i ragazzi dello Zoo di Berlino, in un periodo in cui il problema dell’eroina esplodeva e mieteva vittime come in guerra. I nemici non erano più eserciti stranieri, ma la chimica delle droghe.
In realtà non è solo, e non è tanto un problema di droghe, ognuno si crea le proprie dipendenze e si distrugge come meglio (peggio) crede. All We Need Is… Love? No, drugs.