Era il lontano 26 settembre 1986 quando nelle edicole faceva la sua comparsa un albo che avrebbe fatto storia. Dylan Dog il nome e Tiziano Sclavi, persona schiva ed eccentrica, il creatore. Si presentava come un fumetto horror, ma definirlo così sarebbe riduttivo, perché gli albi pescavano a piene mani da tradizioni e generi diversi e, in alcuni casi, sembrava di leggere trasposizioni su carta del miglior Ai confini della Realtà. A distanza di trent’anni, il Sottodiciotto Film Festival ha deciso di rendere omaggio all’iconico indagatore dell’incubo con una mostra alla Pinacoteca Albertina di Torino dal 18 novembre al 13 dicembre.
1995, Ostia. Vittorio e Cesare sono più che amici, sono “fratelli”, cresciuti insieme nella stessa periferia e compagni di una vita che non li soddisfa, fatta di spaccio, cocaina, notti in discoteca, donne facili e con la voglia di affermarsi in un mondo che li ha abbandonati. Le loro strade a un certo punto si separano, ma certi legami non si possono rompere, nel bene e soprattutto nel male.
La routine quotidiana di un gruppo di giovani tossicodipendenti romani, tra Ostia e Roma, tra “spade” e furtarelli per procurarsi la dose quotidiana. Tra periferie degradate e monotonia, si snodano le vicende di Cesare, Michela e dei loro amici, personaggi quasi macchiettistici, ormai perduti completamente nel tunnel della droga.
1957, Brooklyn. Rudolph Abel (Mark Rylance) è un mansueto pittore. Una mattina viene arrestato dall’FBI con l’accusa di spionaggio per conto dei Sovietici. Della sua difesa viene incaricato James B. Donovan (un sontuoso Tom Hanks), noto avvocato che si attira le antipatie di un’opinione pubblica e una giustizia prevenute e non imparziali nei confronti di Abel. Ma le tensioni della Guerra Fredda sono incombenti (lo studente Pryor è arrestato a Berlino; il pilota americano Gary Powers alla guida di un aereo-spia viene abbattuto e catturato in Unione Sovietica) e costringono Donovan al difficile compito di mediatore in una Berlino in cui i muri, non solo ideologici, si stanno innalzando. Continua la lettura di “Bridge of Spies” (“Il ponte delle spie”) di Steven Spielberg→
Los Angeles, 2019. In una città caotica, sovrappopolata, inquinata e sferzata da una perenne pioggia battente, si snodano le vicende di Rick Deckard (un Harrison Ford post Indiana Jones), cacciatore d’androidi, che ha la missione di “pensionare” un gruppo di replicanti ribelli guidati dal misterioso e carismatico Roy Batty (Rutger Hauer, olandese al suo primo film americano – da ricordare che fu considerato per il ruolo anche David Bowie). Ma la conoscenza di Rachel (la bellissima Sean Young), replicante ma dai sentimenti umani, sconvolge la missione del cacciatore fino all’epico e ambiguo finale. La sceneggiatura si ispira al racconto Do Androids Dream ofElectric Sheep? Di Philip K. Dick.
Norvegia. Una piccola città su un fiordo è minacciata da una montagna che rischia di franare da un momento all’altro. Ciò causerebbe uno tsunami che distruggerebbe la ridente cittadina. Solo il geologo Kristian prende sul serio la minaccia. Proprio quando sta per cambiare vita e lavoro accade la catastrofe.
Neo Tokyo, 2019. Dopo la Terza Guerra Mondiale il Giappone è in crisi. Economia allo sbando, politica corrotta e inefficace non riescono a trovare il modo di far ripartire un Paese in cui il crimine e la violenza la fanno da padrone. Unica cosa che sembra importare al Governo è Akira, sorta di progetto segretissimo volto al controllo di un potere enorme, che ha causato il proliferare di sette di invasati in tutta la città, i quqli predicano l’avvento di una divinità chiamata Akira. In questo caos sfrecciano su bolidi truccati gang di motociclisti, tra cui anche Kaneda e Tetsuo, ma un incidente inaspettato durante una scorribanda notturna come tante cambia per sempre le loro vite e quelle dell’intera nazione.
Los Angeles, 31 dicembre 1999. All’alba del nuovo Millennio le tensioni e il caos regnano in una città militarizzata e schiava di una nuova droga, potente e inarrestabile, “deck”, capace di trasmettere esperienze altrui registrate su mini-disc e collegate direttamente al cervello dei fruitori. Lenny Nero (Ralph Fiennes) è il maggiore spacciatore di “esperienze” in circolazione, ma quando riceve una clip che contiene un deck con la verità sull’omicidio del rapper Jeriko One, leader della nascente rivolta afroamericana, la sua vita prende una piega pericolosa.
Londra, 1899. George è un brillante inventore che mette a punto un sorprendente marchingegno in grado di viaggiare nel tempo. Così inizia ad esplorare il futuro, a vedere i progressi ma anche gli orrori degli uomini (due, addirittura tre guerre mondiali). Il suo percorso lo porta lontano 800.000 anni rispetto al presente, in un futuro in cui l’umanità è divisa tra gli angelici e ingenui Eloi del mondo esterno e gli spietati e mostruosi Morlock, abitanti dei bassifondi della Terra.
Strizzando l’occhio al ’68, il giallo si tinge di commedia
Moses Wine (Richard Dreyfuss) è un detective privato che vive alla giornata. Nel ’68 era un giovane attivista a Berkeley, ma i sogni hanno lasciato spazio al disincanto. Viene assunto da una sua vecchia fiamma (Susan Anspach) per risolvere un caso di spionaggio elettorale nei confronti di un politico californiano; ma la faccenda è ben più pericolosa di quanto si immagini… Continua la lettura di “The Big Fix” di Jeremy Kagan→
Nel 1974, due anni dopo l’inaspettato successo di Duel, il giovane Spielberg porta sugli schermi uno dei suoi film più intimisti e sottovalutati. The Sugarland Express non è infatti solo un film on the road come tante se ne producevano all’epoca, ma è un viaggio attraverso l’amore per l’America e per il Cinema. Continua la lettura di “The Sugarland Express” (“Sugarland Express”) di Steven Spielberg→
La sperimentazione americana percorre strade conosciute. I cineasti giocano con generi pre-esistenti e li stravolgono, accartocciano, demoliscono. È il caso di questo bizzarro film del regista newyorkese Andrew T. Betzer, presentato già al Tribeca Film Festival e ora sbarcato a Torino nella sezione Onde. Girato in maniera quasi artigianale, il film racconta la fuga di due fratelli (Gabriel Croft e Hale Lytle) colpevoli dell’omicidio di una ragazza attraverso un’America disorientante e perduta, abitata da freaks, nostalgici del Reich e della guerra in Vietnam (come il bizzarro personaggio di un vecchio “fricchettone”). Continua la lettura di “Young Bodies Heal Quickly” di Andrew T. Betzer→
Sono passati ormai 39 anni da quando, in quel lontano 1975, Steven Spielberg realizzò uno di quei film che ha fatto epoca non solo per il successo di critica e di pubblico, ma si è imposto come evento culturale a livello di immaginario collettivo. Da quella lontana estate tutti coloro che hanno visto questo film non riescono a guardare il mare con occhi sereni. Tanto si è scritto, ma il fascino che suscita sul pubblica resta sempre immutato. Continua la lettura di “Jaws” (“Lo squalo”) di Steven Spielberg→
Piacevole è vedere come la mancanza di fondi e la scarsità di distribuzione non tolgano mai l’entusiasmo e la voglia di fare dei giovani cineasti, che si cimentano nella nobile arte del cortometraggio. E’ una vera e propria palestra per i registi del futuro; da Spielberg a Lucas passando per Ridley Scott e Nolan, il corto già mostra quello che sarà lo stile visivo di un cineasta. Ieri sera, nella sala 1 del Reposi, alcuni filmmaker piemontesi hanno iniziato la rincorsa, forse, ai mostri sacri sopra citati. Continua la lettura di CINQUE CORTOMETRAGGI DI SPAZIO TORINO→
Una conferenza stampa è strumento utile per fugare i dubbi riguardo ad un film. La Sapienza è indubbiamente una di quelle opere su cui si dovrebbe discutere parecchio, a livello linguistico, narrativo e soprattutto recitativo. Ogni inquadratura è una stanza (è un caso che il filo conduttore sia l’architettura?) e gli attori non interagiscono tra di loro, ma parlano con se stessi. Ogni battuta è ben scandita e assomiglia più a una dichiarazione che ad un elemento di dialogo. Continua la lettura di “LA SAPIENZA” DI EUGÈNE GREEN – CONFERENZA STAMPA→
Il blog delle studentesse e degli studenti del Dams/Cam di Torino