Esagerato, sconsiderato, anticonformista, spregiudicato. Ma Sion Sono ha anche dei difetti.
Prima di parlarvi di Antiporno forse è meglio che vi spieghi che significa andare a vedere un film di questo incredibile regista giapponese.
Avete presente quando vi dicono “Il cinema orientale è troppo complesso e non riesco a capirlo”? Ecco,sono convinto che non “capiscano” Sion Sono neanche gli orientali. Almeno, non alla prima visione.
Kyoko è un’artista emergente estremamente eclettica e instabile. Dipinge quadri, scrive romanzi, trascinata da un’ impetuosa ispirazione che arriva alla visione di scene pornografiche, che le causano anche malessere fisico. Maltratta l’assistente fino a renderla sua schiava e farle soddisfare ogni sua fantasia più perversa e peccaminosa, e tutto ciò è seguito ed alimentato da una quantomai bizzarra troupe fotografica di una rivista giapponese.
Ma fino a qui non vi ho raccontato che la premessa di questo film, perché a un certo punto si sente chiamare “Stop!” e scopriamo che tutto ciò non è che un film dentro il film. Da qui si innesca un meccanismo di matrioske, narrazioni nelle narrazione, flashback e flashforward… Tuttora non saprei dirvi con sicurezza cosa fosse presente, passato, futuro o semplicemente un sogno.
Se state ancora leggendo allora forse anche voi, come me, potreste innamorarvi di questo incredibile e totalmente folle viaggio attraverso un turbinio di colori e immagini straordinariamente vividi e vibranti. Un’esperienza più che un semplice film, da vedere e rivedere per riuscire ad apprezzare e cogliere la mole di idee e pensieri (ve l’ho detto che Sion Sono scrive anche poesie e poemi?) espressi in Antiporno.
Libertà e schiavitù, uomo e donna, sesso e amore, vita e morte. Sono certo che questi siano solo alcuni, ma chi conosce i film di Sion Sono credo sia d’accordo con me nel dire che alla prima visione si è in balia di un mare burrascoso di immagini e suoni.
Apertura di grande successo e di grande impatto per il cinefili del TFF che non si perdono la primissima proiezione, di cui Sion Sono ormai è un abitué. Sempre difficili da reperire i suoi lungometraggi, ma vi consiglio Tokyo Tribe e Tag: allucinanti.