Una donna al di là di una rete, armata di fucile, guarda in basso sul fondo di una piscina vuota dove si trova una tigre in gabbia, l’animale domestico di un gangster.
Così inizia il film Andrei Tănase – sviluppato nell’ambito del TorinoFilmLab 2019 e presentato in anteprima mondiale all’International Film Festival Rotterdam 2023 – con le due figure protagoniste, il cui legame è reso evidente dalla messa in quadro della prima scena.
La trama, per la quale Tănase si è lasciato ispirare da un fatto di cronaca, è molto semplice: in una piccola città della Transilvania, Vera (Cătălina Moga), veterinaria dello zoo cittadino, dopo la morte del figlio neonato sta attraversando un periodo difficile con il marito Toma (Paul Ipate), attore e regista teatrale; un giorno, una tigre trasferita da poco nella struttura fugge e si aggira per i quartieri. Sarà compito di Vera trovarla, e salvarla, prima che lo facciano le autorità – o peggio – il cacciatore.
Tigru/Day of the tiger, primo lungometraggio del regista, convince perché, nonostante l’essenzialità della trama, è capace di affrontare con vena ironica e critica la società romena, una società maschile opprimente e bigotta, della quale offre un ritratto audace.
Il mondo maschile attorno a Vera è per la maggior parte connotato negativamente: il marito è un fedifrago, i funzionari ecclesiastici si rifiutano di seppellire in terra consacrata il figlio non battezzato, i gangster sono ridicolmente armati di katana e il cacciatore ha sempre avuto in realtà l’obiettivo di fare della tigre il suo personale trofeo.
La tigre non è meramente strumentale alla messa in moto della vicenda, la sua uscita dalla gabbia per mano di Vera (per una distrazione o intenzionalmente? – Tănase, facendo leva su una messa in scena non sempre esplicita nelle sue intenzioni, lascia a noi la scelta) è evidentemente espressione del desiderio di liberazione della donna dai sensi di colpa per la morte del figlio, e la sua ricerca e tentato salvataggio dell’animale rappresentano una nuova possibilità di salvare un’innocente.
Cătălina Moga domina lo schermo dall’inizio alla fine, interpretando una donna forte, femminile e ferina al tempo stesso, in lotta con la società in cui vive, la cui caratterizzazione psicologica, intuibile dai più piccoli gesti compiuti dall’attrice, è demandata allo sguardo attento dello spettatore in sala.
Tigru è un film che parla di libertà: dalla gabbia, dalla società, dai fantasmi del passato che Vera, nell’inquadratura finale, camminando lungo la strada verso l’orizzonte, si lascia alle spalle, accettando il proprio passato e procedendo verso il futuro.
Carlotta Pegollo