Dopo aver compiuto una rapina, un bandito scopre di avere poteri straordinari che lo porteranno a dover scegliere se salvare sé stesso o gli altri. In un’epoca che sembra dominata dall’egoismo, Nero, l’esordio alla regia del noto attore Giovanni Esposito, pone l’accento sul sacrificio e la cura dell’altro.
Storia familiare, Nero è un ritratto delle periferie italiane in cui il realismo sociale si unisce a una folkloristica dose di misticismo. Tuttavia, Giovanni Esposito si tiene lontano dalla stereotipata rappresentazione delle periferie a cui ci ha abituati tanto cinema nostrano e sceglie di relegare la micro-criminalità a una dimensione marginale e puramente funzionale agli sviluppi narrativi.
Nero (Giovanni Esposito) vive di piccoli crimini per poter accudire la sorella Imma (Susy Del Giudice), affetta da disturbi mentali. Durante una rapina, il protagonista ferisce gravemente un benzinaio, che si risveglia inspiegabilmente illeso. Se il miracolo viene inizialmente attribuito alla Madonna dei detersivi, la statua che svetta tra le corsie del supermercato, ben presto Nero si rende conto di avere dei poteri taumaturgici. Le sue capacità curative, però, hanno un costo elevato: il protagonista perde progressivamente i cinque sensi ogni volta che fa uso dei suoi poteri.
Il rapporto fraterno – centro emotivo di tutto il film – è messo continuamente a dura prova perché Imma, in quel contesto sociale, sembra un alieno, visto come un fenomeno da baraccone tanto dal rione quanto dai dottori. L’aria asfittica e la chiusura mentale di chi abita il complesso di palazzine portano Nero a scegliere di trasferirsi altrove con la sorella. In un racconto dalla struttura circolare, la figura di Imma scandisce la narrazione e segna l’inizio e la fine della vita del protagonista che è chiamato a un ultimo, estremo miracolo. Nel momento di maggiore tensione narrativa, Nero si trova a dover soccorrere Imma sul punto di morte, consapevole che restituirle la vita ha un costo elevato: un gesto di amore totale e incondizionato, di completa fiducia che il protagonista, perdendo la vista, compie scegliendo di affidarsi alla sorella.
A partire dal titolo, Nero suggerisce una visione del mondo, che si rivela però dicotomica. Se il protagonista non sembra nutrire grandi speranze e i colori scuri e monocromatici che indossa – così come le pareti della stanza in cui dorme – suggeriscono la sua visione senza speranza, al contrario Imma, al netto delle sue difficoltà comunicative, attraverso i suoi disegni colorati mostra tutta la vitalità e la solarità che, nonostante tutto, ha dentro. La contrapposizione dei due personaggi è resa cromaticamente e visivamente dalla fotografia di Daniele Ciprì mentre le scelte musicali suggestive di Giordano Corapi accentuano la dimensione emotiva del film, soprattutto nella svolta narrativa finale.
Carlotta Profico