Mettere a nudo la propria arte lasciandosi filmare durante un processo creativo: Mathieu Amalric, l’art et la matière è un film di André S. Labarthe e Quentin Mével che scruta proprio in ogni sua sfaccettatura l’attore e regista Mathieu Amalric, mostrando allo spettatore il suo modo di lavorare e di inventare sul set del film Barbara.
Come ha dichiarato nel dibattito in sala Quentin Mével, i due registi hanno microfonato il loro protagonista per l’intera durata delle riprese, lasciando che un ingegnere del suono provvedesse ad avvisarli quando avvertiva un momento interessante o un’illuminazione di Amarlic.
L’attore e regista si racconta davanti alla macchina da presa come se stesse parlando con una vecchia amica, senza paura di mostrare la sua creatività e le sue insicurezze nell’esprimersi, forse anche grazie alla presenza di André S. Labarthe, da lui stimatissimo a detta di Mével.
La struttura del film si può distribuire su diversi piani che si intrecciano, lasciando talvolta lo spettatore interdetto. Mathieu Amalric, l’art et la matière è ambientato sul set di Barbara, che a sua volta è un film che racconta di un regista che sta girando un film sulla cantante francese Barbara.
Lo spettatore si trova di fronte a Mathieu Amarlic in triplice veste: protagonista del documentario, regista e attore in Barbara (in cui interpreta a sua volta un regista).
È interessante notare come in qualche modo la figura della cantante si manifesti ripetutamente nella vita di Amarlic. Barbara rappresenta il film che sta girando, è inoltre interpretata dalla sua ex compagna Jeanne Balibar e nel momento delle riprese la fidanzata di Mathieu si chiama proprio Barbara.
L’estrosa cantautrice diviene il filo immaginario attraverso il quale legare i pezzi del documentario che non sempre sembrano distribuirsi in maniera ordinata. Lo spettatore raccoglie, attraverso le riprese sul set di Amalric e alcune sequenze del film stesso, frammenti di informazioni relative all’attore e regista francese e prova a cogliere l’essenza dei suoi lavori.
Mathieu informa da subito i suoi interlocutori che lui non scrive sceneggiature, accoglie le idee che gli si presentano nel corso della giornata e ne fa uso, quando se ne ricorda. È un artista che lavora quindi secondo i suoi istinti, evitando prove e artifici di ogni genere.
Amarlic appare particolarmente coinvolto in questo gioco tra realtà e finzione, lui stesso sembra non percepire nella vita una linea di demarcazione troppo netta tra le due. Così, quando la camera si accende e lui deve dare indicazioni ai suoi attori, dice loro di fare “come se fossimo in un film”; fa una pausa e aggiunge: “ma siamo in un film”. In bilico tra cinema e vita decide di fare, in qualche modo, del cinema la sua stessa vita.