“MATHIEU AMALRIC, L’ART ET LA MATIÈRE” DI ANDRÉ S. LABARTHE E QUENTIN MÉVEL

Mettere a nudo la propria arte lasciandosi filmare durante un processo creativo: Mathieu Amalric, l’art et la matière è un film di André S. Labarthe e Quentin Mével che scruta proprio in ogni sua sfaccettatura l’attore e regista Mathieu Amalric, mostrando allo spettatore il suo modo di lavorare e di inventare sul set del film Barbara.

Come ha dichiarato nel dibattito in sala Quentin Mével, i due registi hanno microfonato il loro protagonista per l’intera durata delle riprese, lasciando che un ingegnere del suono provvedesse ad avvisarli quando avvertiva un momento interessante o un’illuminazione di Amarlic.

L’attore e regista si racconta davanti alla macchina da presa come se stesse parlando con una vecchia amica, senza paura di mostrare la sua creatività e le sue insicurezze nell’esprimersi, forse anche grazie alla presenza di André S. Labarthe, da lui stimatissimo a detta di Mével.

La struttura del film si può distribuire su diversi piani che si intrecciano, lasciando talvolta lo spettatore interdetto. Mathieu Amalric, l’art et la matière è ambientato sul set di Barbara, che a sua volta è un film che racconta di un regista che sta girando un film sulla cantante francese Barbara.

Lo spettatore si trova di fronte a Mathieu Amarlic in triplice veste: protagonista del documentario, regista e attore in Barbara (in cui interpreta a sua volta un regista).

È interessante notare come in qualche modo la figura della cantante si manifesti ripetutamente nella vita di Amarlic. Barbara rappresenta il film che sta girando, è inoltre interpretata dalla sua ex compagna Jeanne Balibar e nel momento delle riprese la fidanzata di Mathieu si chiama proprio Barbara.

Mathieu Amarlic e Jeanne Balibar sul set di “Barbara”, in “Mathieu Amalric, l’art et la matière” (André S. Labarthe e Quentin Mével, 2018)

L’estrosa cantautrice diviene il filo immaginario attraverso il quale legare i pezzi del documentario che non sempre sembrano distribuirsi in maniera ordinata. Lo spettatore raccoglie, attraverso le riprese sul set di Amalric e alcune sequenze del film stesso, frammenti di informazioni relative all’attore e regista francese e prova a cogliere l’essenza dei suoi lavori.

Mathieu informa da subito i suoi interlocutori che lui non scrive sceneggiature, accoglie le idee che gli si presentano nel corso della giornata e ne fa uso, quando se ne ricorda. È un artista che lavora quindi secondo i suoi istinti, evitando prove e artifici di ogni genere.

Amarlic appare particolarmente coinvolto in questo gioco tra realtà e finzione, lui stesso sembra non percepire nella vita una linea di demarcazione troppo netta tra le due. Così, quando la camera si accende e lui deve dare indicazioni ai suoi attori, dice loro di fare “come se fossimo in un film”; fa una pausa e aggiunge: “ma siamo in un film”. In bilico tra cinema e vita decide di fare, in qualche modo, del cinema la sua stessa vita.

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