“NUCLEAR NOW” di OLIVER STONE

L’ultimo importante ospite della 41 ͣ edizione del Torino Film Festival è il regista americano Oliver Stone, al quale sarà conferito il Premio Stella della Mole. Il regista terrà una mastercless e presenterà il suo ultimo documentario Nuclear Now che, in linea con il suo stile schietto e diretto, porta il pubblico a ragionare sulle contraddizioni e i paradossi del genere umano. Il film prende il via  dalle argomentazioni contenute in A Bright Future: How Some Countries Have Solved Climate Change and the Rest Can Follow, libro di Joshua S. Goldstein, uno dei massimi esperti di relazioni internazionali, guerra e società, di energia e cambiamento climatico. Le evidenti intenzioni degli autori sono di spiegare che l’energia nucleare può essere una soluzione al cambiamento climatico e alle sfide che stanno mettendo a dura prova la sopravvivenza dell’essere umano sul pianeta.

Il film inizia con una citazione di Marie Curie, che ci ricorda del tipo di atteggiamento che dovremmo assumere nell’affrontare i nuovi orizzonti e le nuove paure di un mondo che sta cambiando : «Nella vita niente deve essere temuto, ma solo capito. È tempo di capire di più, in modo da temere di meno». La voce narrante del regista sostiene che troppo a lungo l’energia nucleare è stata demonizzata e considerata pericolosa a causa della disinformazione che le grandi compagnie petrolifere hanno contribuito a diffondere per i loro interessi politici e commerciali. In questo panorama di ingiustificato terrore verso le radiazioni innocue a basso livello, anche il movimento anti-nucleare ha le sue responsabilità nell’aver equiparato l’energia nucleare alle armi nucleari senza considerare i vantaggi di questa fonte di energia rispetto alle altre fonti rinnovabili – le quali certamente possono contribuire alla transizione energetica ma che sono ancora troppo limitate dal clima o dalla geografia. 

Il regista ricorda la fiducia che già in passato scienziati e politici avevano dato al nucleare, da Eisenhower, con il suo Atom For peace, a Kennedy che aveva iniziato a sperare in un’energia pulita. Due grandi tragedie come lo quella di Chernobyl e Fukushima rendono ancora difficile accettare la costruzione di centrali nucleari. «Errori umani» li definisce Stone, aggiungendo: «I danni del nucleare non sono paragonabili rispetto a quelli di altre tragedie. Il carbone uccide molto di più, ogni anno muoiono d’inquinamento 4 milioni di persone». Ed è con uno sguardo ottimista che nel finale, circondando di scienziati ed esperti, Stone rassicura sul futuro della ricerca scientifica che si sta concentrando sulla progettazione di nuovi reattori modulari di piccola taglia e sullo stoccaggio delle scorie. Partendo da basi scientifiche e semplici grafici il regista ha reso accessibile a un pubblico di non esperti quella che potrebbe essere una possibile soluzione alla sopravvivenza sulla Terra. La diffusione delle fonti rinnovabili insieme alla tecnologia nucleare potrebbero risolvere la sempre maggiore domanda di energia richiesta dall’inarrestabile sviluppo industriale, dall’aumento demografico e dal miglioramento delle condizioni di vita.

Angela Borraccio

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