Tendaberry esplora le tracce che il tempo, scorrendo, lascia sulle nostre vite e sull’ambiente che ci circonda. Questi segni possono essere tangibili e visibili a chiunque, oppure possono manifestarsi in modo meno evidente e restare sullo sfondo della nostra quotidianità.
Dakota è una giovane donna che cerca di sopravvivere a New York: lavora in un minimarket (che odia) e tenta di racimolare qualche soldo in più cantando tra le carrozze della metropolitana. È durante una delle sue esibizioni che incontra Yuri, con cui inizia una relazione romantica che si interrompe quando lui deve tornare in Ucraina, il suo paese di origine, per prendersi cura del padre malato. Pochi mesi dopo, il conflitto in Ucraina esplode e i due amanti perdono ogni contatto.
Le riprese ravvicinate e realizzate a mano conferiscono intimità e vicinanza nei confronti dei personaggi e di ciò che a loro accade, ma esprimono anche il ritmo frenetico e soffocante che New York impone a chi la abita.
È chiaro fin da subito che la vita di Dakota sia parte di un quadro più grande, una metropoli in cui in ogni secondo si ha l’occasione di sfiorarsi con migliaia di persone. Ma non solo: la storia è inserita anche all’interno di una scala più ampia, il contesto globale. La protagonista percepisce il riverbero di ciò che accade intorno a lei direttamente sulla sua pelle, in modo più o meno diretto: la guerra in Ucraina, la gentrificazione di Brooklyn con i conseguenti sfratti, la gravidanza indesiderata e la perdita delle proprie origini.
Questo intreccio di tematiche, persone e vicende non si muove però solo nel tempo presente, ma è anche in continuo dialogo con il passato e il futuro. In Tendaberry la vita di Dakota viene intervallata da filmati d’archivio, in particolare quelli di Coney Island, a volte raccontati da lei, altre inseriti nella narrazione. È così che passato e presente, realtà e finzione si intersecano e si compenetrano, rimarcando i diversi segni che il tempo lascia con il suo passaggio. Il materiale d’archivio su Coney Island e sul Luna Park che una volta ospitava dialoga con le quattro stagioni che scandiscono la vita di Dakota, sottolineando la rapidità con cui qualunque cosa, personale o collettiva, possa cambiare.
Il montaggio finale, allora, è un invito a riconoscere la transitorietà dell’esistenza e a custodire le connessioni che creiamo; ci esorta ad abitare con consapevolezza lo spazio che ci è dato e a lasciarci portare dal fluire rapido di ogni cosa.
Brigitta Mariuzzo