Dopo Stray Dogs (2013), film che ha richiesto uno iato lungo sette anni per vedere assorbita l’eco del suo silenzio, Tsai Ming-liang torna al lungometraggio di finzione con Days (2020). Nel tempo intercorso, una sottile metamorfosi ha attraversato sotterraneamente il suo fare cinema: se in Stray Dogs si può rilevare una radicalità espressiva che – oltre a riaffermare – potenzia i tratti distintivi di Tsai, in Days nessuna forma resiste. Se non come riverbero simulacrale di quanto è stato, formalismo ingenerato nell’occhio di chi guarda.
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“OHONG VILLAGE” DI LUKE LUNGYIN LIM
Opera prima in concorso al TFF37, Ohong Village è il racconto minuto di un nucleo famigliare taiwanese. Minuto nello svolgimento, composto nella tecnica, frettoloso nell’assemblaggio di storia e immagini, Ohong Village fa più bella figura come documentario che come film a soggetto. Storia di un ritorno a casa di un giovane taiwanese, cervello in fuga, accolto nella sua immobile Taiwan dalla famiglia e dall’amico di sempre. Storia di menzogne, di simboli (fiacchi), e di suoni di incredibile potenza espressiva.
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Article by: Fabrizio Spagna
Translated by: Cecilia Malanima
Ohong Village, director’s debut film, is the intimate portrayal of the everyday life of a Taiwanese family. Due to its detailed development, understated technique, hasty images and story editing, it seems to be more of a documentary than a feature movie.
It talks about a highly skilled and extremely clever boy who has just got back home to Taiwan, to his family and his longlife friend. It talks about lies, about (weak) symbols, and about incredibly powerful and emotional sounds.
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