Tutti gli articoli di Camilla Gazzola

“White Bird in a Blizzard” di Gregg Araki

White Bird in a Blizzard è un film gelido (come suggerisce il titolo, letteralmente “Uccello bianco nella bufera”): al freddo rimandano non solo i colori freddi e alcune ambientazioni, ma anche continui riferimenti nei dialoghi (“Questo paese sembra congelato nel tempo”).

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“Eden” di Mia Hansen-Løve

L’ultimo film di Mia Hansen-Løve assomiglia più alla corrente di un fiume che alla trasposizione di una sceneggiatura sullo schermo. Le cose accadono, i personaggi vanno e vengono, gli ostacoli diventano sempre più evidenti ma il tempo scorre in una maniera quasi impalpabile, è un continuo flusso dal quale i personaggi pericolosamente in equilibrio si lasciano trasportare senza farsi troppe domande.

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“Girlhood” di Céline Sciamma

Quello che incide su questo racconto di formazione non è lo scorrere del tempo (come accadeva in Boyhood), ma l’etnia della ragazza che influenza la sua vita e l’ambiente che la circonda. Il quartiere dove vive è un vero e proprio ghetto dove vigono regole a sé, dove le madri sono spesso assenti per lavorare e vengono rimpiazzate da fratelli violenti, dove le ragazzine devono prendersi cura delle sorelle ancora più piccole di loro. Ma soprattutto è il regno delle zero opportunità, della rassegnazione a lasciare la scuola perché tanto non serve. Il destino è ineluttabile e tutte finiranno a fare il lavoro delle proprie madri diventando a loro volta madri molto presto. Continua la lettura di “Girlhood” di Céline Sciamma

“What We Do in the Shadows” di Taika Waititi e Jemaine Clement

Una sveglia suona. Un braccio che esce da una bara tenta di spegnerla. La prima immagine di What We Do in the Shadows è emblematica dell’intero film, girato in stile mockumentary sulla vita quotidiana di quattro vampiri che condividono una villa in Nuova Zelanda. Ci vengono quindi presentati Viago (379 anni), il dandy di famiglia, Vladislav (862 anni), un vampiro capellone e anche un po’ pervertito, Deacon (183 anni), il giovane ribelle, e Petyr (8000 anni), il più anziano che assomiglia ormai a Nosferatu e ha smesso di parlare e di uscire la notte.

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“Turist” (“Forza maggiore”) di Ruben Östlund

Con il suo ultimo film il regista Ruben Östlund sembra voler svolgere un’indagine sociologica testando il comportamento dell’essere umano nel momento in cui è sottoposto a grandi pressioni, come quando ci si trova davanti a potenziali pericoli causati da qualcosa che non si può controllare in prima persona. Per farlo prende in esame una famiglia svedese (che si intuisce abbia già dei problemi coniugali) in settimana bianca sulle Alpi francesi. Genitori e figli devono fare i conti con lo shock di avere assistito (e di essere stati in minima parte vittime) a una valangadi fronte alla quale la donna si è avventata sui figli per proteggerli, mentre il padre è scappato a gambe levate.

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“WHIPLASH” DI DAMIEN CHAZELLE

Sfondo nero, assolo di batteria. Campo lungo su un ragazzo che si sta esercitando in una stanza in fondo al corridoio. La macchina da presa lentamente si avvicina.

È così che inizia Whiplash di Damien Chazelle. Il ragazzo in fondo al corridoio è Andrew (Miles Teller) e il suo obiettivo è quello di diventare uno dei più grandi batteristi del secolo. Non è un tipo modesto, ma d’altronde per tenere testa a Terence Fletcher (J. K. Simmons), l’insegnante che dirige la jazz band dello Shaffer Conservatory, il più prestigioso d’America, ci vuole stoffa, spina dorsale e soprattutto talento. Fletcher è infatti famoso per i suoi metodi d’insegnamento poco ortodossi: tirare uno schiaffo o un piatto in faccia a uno studente non è infatti una prassi inusuale nella sua classe. In caso di polemiche ha la giustificazione sempre pronta: Charlie “Bird” Parker non sarebbe diventato un grandissimo sassofonista se durante una sessione di prove, quando era ancora giovane, Jo Jones, un famoso batterista jazz, non gli avesse tirato, appunto, un piatto in faccia, per rendergli l’idea di quanto ancora potesse migliorare. Fletcher è fermamente convinto che una persona dotata di talento non si farebbe scoraggiare dai suoi folli metodi. A dirigere è bravo qualunque coglione, cazzo basta muovere le dita a tempo, io sono qui per spingere le persone oltre le loro aspettative”.

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“OGNI MALEDETTO NATALE” DI LUCA VENDRUSCOLO, GIACOMO CIARRAPICO E MATTIA TORRE

Gli autori di Boris Luca Vendruscolo, Giacomo Ciarrapico,  Mattia Torre ci offrono una visione del Natale come festa delle tenebre destinata a finire in tragedia, come se la legge di Murphy si scatenasse ostinatamente ogni anno sempre il medesimo (e maledetto) giorno.

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