Si è svolta, nelle sedi Rai, la conferenza stampa di Le fils de Joseph di Eugène Green, presentato nella sezione “Onde” al 34° Torino Film Festival. Il regista si è reso disponibile a rispondere per mezz’ora alle molte domande e curiosità da parte dei giornalisti, mostrando inoltre la conoscenza dell’italiano quasi impeccabile. La storia narrata vuole essere foriera del messaggio che la comunicazione tra generazioni (tra padri e figli per esempio) è molto importante; il problema maggiore della civiltà di oggi, come afferma Green, è che la gente non vive più nel presente, ovvero nella realtà, ma in una dimensione sempre più virtuale. Questo tema influenza diversi lavori del regista.
“Mi sono detto: ma se prendessimo una storia di ragazzi e la rappresentassimo come se fosse Shining? Mi piaceva raccontare una storia di adolescenza ma come se fosse un film horror, perché l’adolescenza a volte può essere decisamente horror”. Con queste parole Andrea De Sica presenta I figli della notte, film in concorso al Torino Film Festival 2016, giustificando la scelta di un genere lontano dalle tendenze del cinema italiano contemporaneo. Non una commedia sui giovani, quindi, né tantomeno un film “sulla solita freddezza dei ragazzi ricchi”: De Sica cerca l’empatia tra personaggi e spettatore proponendo un horror teen rivisitato e decisamente fuori dagli schemi. Continua la lettura di “I figli della notte” di Andrea De Sica→
È una storia singolare quella di Chi mi ha incontrato, non mi ha visto. L’ultima fotografia di Arthur Rimbaud, l’ultimo film del regista milanese Bruno Bigoni. Un documentario travestito da mockumentary (o viceversa?), è la dimostrazione di ciò che è accaduto al regista dal giorno in cui una misteriosa donna francese gli propone l’acquisto di una fotografia che raffigurerebbe nientemeno che Arthur Rimbaud su un letto di ospedale, la gamba destra amputata e in mano un foglio su cui sono scritti alcuni versi inediti e mai pubblicati nelle opere del poeta bambino.
Il termine slam può assumere diversi significati: può essere il suono onomatopeico che riproduce un rumore secco, come di una porta chiusa con forza (to slam, sbattere), o di una sberla in piena faccia; ma è anche un vocabolo specifico nel linguaggio degli skaters. Per questo motivo è anche molto simile al soprannome del protagonista dell’ultimo film di Andrea Molaioli (La ragazza del lago, Il gioiellino), l’adattamento cinematografico, molto fedele, del romanzo di Nick Hornby, Tutto per una ragazza.
The term slam can have different meanings: it can refer to the abrupt onomatopoeic sound of a door being shut, or of a slap on the face; but it is also a specific slang term used by skaters. For this reason, it is also very similar to the protagonist’s nickname in the latest film by Andrea Molaioli (La ragazza del lago, Il gioiellino), a very accurate cinematographic adaptation of Nick Hornby’s novel Slam.
C’è un poeta, in Italia, che pochi conoscono, ma che quando fa i reading riempie le sale di gente. Questo poeta è Guido Catalano, torinese d’origine, che quando aveva diciassette anni ha scelto di diventare una rockstar e, da un certo punto di vista, oggi, che di anni ne ha quarantacinque, ci è riuscito (anche se non nel senso classico del termine).
Thanks to what they have learnt in yoga class, two young girls fight against a würstel-looking Nazi army with a bad copy of Jason from “Friday the 13th”. After having turned the terrible creature into cheddar paste, the only thing the girls worry about is not having their smartphones with them to immortalize the event. This is Yoga Hosers by Kevin Smith. It is the standard-bearer of the new Z-movies: a fair budget, a carefully chosen cast with some relevant names from the American movie industry and a specific attention to the filmed material both before and after the shooting.
Due giovani ragazze combattono un esercito di nazisti con le sembianze di würstel a suon di posizioni di yoga dopo che questi si sono agglomerati in una brutta copia di Jason di Venerdì 13. Dopo aver ridotto la creatura dell’orrore ad una poltiglia di cheddar, si disperano per non avere con sé i loro smartphone per immortalare l’evento. Questo è Yoga Hosers di Kevin Smith. Questo è il portabandiera del nuovo volto degli Z-movies: budget ad ampio respiro, un cast gremito di nomi rilevanti nell’industria cinematografica americana e particolare cura del filmico e del profilmico.
Operation Avalanche si apre come un mockumentary in found footage ad ampie tinte comiche, per poi mutare rapidamente in un thriller molto coinvolgente. È proprio questa mescolanza di generi a rendere il film interessante, nonché ricco di colpi di scena.