“Cold in July” di Jim Mickle

Chiunque abbia letto uno qualsiasi dei romanzi di Joe R. Lansdale avrà percepito fin da subito la capacità dello scrittore di rendere “cinematografici” i suoi racconti. I suoi libri sono come un grande drive in, luogo tanto caro a Lansdale, in cui il lettore diventa uno spettatore che sullo schermo può trovare qualsiasi cosa: l’horror, il western, il noir, la fantascienza, il tutto sapientemente combinato in grandi storie surreali da leggere/guardare sgranocchiando pop corn.Malgrado alcuni casi eccezionali come il sottovalutatissimo Bubba Ho-Tep, i romanzi di Lansdale non hanno avuto molte trasposizioni cinematografiche. Almeno fino all’incontro dell’autore con Jim Mickle, un giovane regista della Pennsylvania che da più di sette anni aveva in mente di fare un film tratto dal romanzo Cold in July.

Dopo tre ottimi horror, Mickle ha cambiato registro e si è orientato sul noir per raccontare la storia, ambientata nel 1989, di Richard Dane (Michael C. Hall), un tranquillo corniciaio texano che una notte uccide un ladro intrufolatosi nella sua casa. La polizia non ci mette molto ad archiviare il caso come legittima difesa, ma a pensarla diversamente è Russell (Sam Shepard), il padre del ladro, che medita vendetta contro Richard e la sua famiglia. Gli eventi però prendono una piega piuttosto inaspettata.

Mickle ha scritto la sceneggiatura con Nick Damici, suo amico di vecchia data nonché attore nei suoi precedenti film. Il romanzo di Lansdale è stato in parte modificato, preservandone però lo spirito e destabilizzando lo spettatore che rimane con una sola certezza: niente è come appare.

Michael C. Hall, famoso per la sua interpretazione nella serie tv Dexter, qui dimostra la sua capacità di reinventarsi completamente e di trasformarsi in un uomo qualunque, un tipico vicino di casa texano con tanto di mullet e baffetti. Sam Shepard dà vita al ritratto di un padre struggente e inquietante allo stesso tempo, al limite della follia ma spesso chiuso in un doloroso silenzio. A completare il quadro c’è un redivivo Don Johnson, che con il suo Jim Bob, un investigatore privato che più texano non si può, diventerà molto probabilmente l’idolo del pubblico. I tre attori sono le colonne portanti del film e si bilanciano perfettamente sotto la guida di Mickle che, come aveva dimostrato nei suoi precedenti film, sa lavorare molto bene con i suoi interpreti.

Degni di nota è anche il grande lavoro di Ryan Samul, direttore della fotografia e anche lui affezionato collaboratore di Mickle fin dal primo film. La colonna sonora è un mix di country e 80’s, che contiene due canzoni realizzate da Kasey Lansdale, la figlia di Joe R. Lansdale.

E se dopo la visione del film vi sentirete un po’ orfani del caro Jim Bob, state tranquilli perché Mickle ha coinvolto Lansdale nella realizzazione di una serie televisiva su due dei suoi personaggi più famosi: Hap e Leonard, con la promessa quindi, di un possibile ritorno di Jim Bob e dei suoi stivali da cowboy.
Preparate i pop corn.

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