“I 400 giorni: funamboli e maestri” di Emanuele Napolitano ed Emanuele Sana

È un documentario di giovani per giovani. I 400 giorni: funamboli e maestri documenta i (primi) quattrocento giorni di vita professionale di ventiquattro giovani attori e attrici selezionati in tutt’Italia, che rivelano in questo docu-film paure, aspettative, curiosità e speranze, proprio come fa il giovane Antoine, protagonista del celebre film di François Truffaut, I 400 colpi, che non a caso viene rievocato.

I 400 giorni: funamboli e maestri, per la regia di Emanuele Napolitano ed Emanuele Sana, viene presentato fuori concorso alla 41esima edizione del Torino Film Festival, nella sezione Ritratti e Paesaggi. Un documento che nasce dalla volontà di riprendere il “tour del talento” – la tournée di casting realizzata dalla DO agency – che ha toccato le maggiori città italiane, partendo proprio da Torino. Un film che mescola testimonianze di repertorio di celebri attori italiani (fornite dall’Istituto Luce e dalla Cineteca di Bologna) e riprese ex novo. Lo scopo è quello di mostrare la crescita professionale e personale dei giovani attori selezionati, seguendoli per più di un anno: un percorso di 400 giorni, appunto, che parte dall’autunno e termina il Natale dell’anno successivo.

Un film sul mestiere dell’attore, un lavoro che, proprio come suggerisce il titolo , è simile a quello dei funamboli: sempre in precario equilibrio tra successo e fallimento. A intervallare questi due estremi una fune – sulla quale le storie dei protagonisti si posizionano – una linea sottile che si prova coraggiosamente a percorrere, cercando di non cadere. Gli ingredienti necessari per evitare il baratro sono la dedizione e la passione (oltre a un buon agente…). Infatti, non si parla solo di attori. Si parla anche di agenti, più nello specifico di Daniele Orazi e della sua DO agency. Una figura professionale che raramente appare sugli schermi – se non nella serie prodotta da Sky, Call my agent – ma dal cui lavoro ha inizio e si dipana la carriera degli attori. L’agente si rivela essere quindi il punto d’incontro tra le nuove generazioni di attori e quelle passate, tra gli artisti emergenti e i grandi festival. Una chiave che può aprire le porte oppure, nel migliore dei casi, spalancarle.

Elisa Gnani

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