“Camping du lac” di Éléonore Saintagnan

Il cambiamento climatico non è una favola e la regista ce lo dimostra.La regista Éléonore Saintagnan ci fa immergere in una strana atmosfera, quasi come se quello che ci propone fosse un film di fantascienza. Mi piace definirlo un lungometraggio di finzione ai confini con la realtà: un film che chiama in causa un mostro per parlarci di un tema di attualità, il prosciugamento dei laghi.

Camping du lac, vincitore del premio della giuria Ciné+ al Locarno Film Festival 2023, viene ora presentato in concorso alla 41esima edizione del Torino Film Festival. Il film narra le vicende di una giovane donna (interpretata dalla stessa Éléonore Saintagnan) in viaggio verso il mare quando l’automobile si guasta improvvisamente nella campagna bretone. Privata della possibilità di spostarsi, Éléonore affitta un bungalow in un campeggio sul lago che si dice essere popolato da una creatura leggendaria. Il campeggio, unico elemento che accomuna tutti i personaggi che ci vengono presentati, è un luogo dal fascino misterioso: attira, trattiene, ma non si sa il perché.

Sebbene si possa inizialmente pensare che la protagonista sia Éléonore, a primeggiare in tutto il racconto è, invece, proprio questa creatura – che un po’ ci ricorda il mostro di Loch Ness – e che suscita, al contempo, timore e curiosità. Attorno ad essa viene sviluppato il tema ecologico che è solo richiamato nella fase iniziale del film ma si manifesta in tutta la sua grandezza nell’epilogo. Mostrandoci un enorme pesce di sei metri che, nonostante la sua immensità, non era mai stato avvistato (almeno fino ad allora), la regista mette in scena l’emergenza ambientale: il livello dell’acqua presente nel bacino è diminuito in maniera drastica e, non solo la creatura è stata scoperta, ma è boccheggiante sulla terra ferma. L’elemento sonoro contribuisce a lanciare l’avvertimento: sulla morte della creatura mostruosa cala il silenzio, in segno di lutto, come a volerne celebrare il funerale. Una morte che, ci dice la regista, è più vicina di quanto noi tutti crediamo, non solo per il pesce.

Elisa Gnani

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