“The Homesman” di Tommy Lee Jones

Lande del Nebraska, 1855. Mary Bee Cuddy, interpretata da Hilary Swank, è una trentenne nubile, devota e incredibilmente votata al lavoro. Profondamente sensibile ma indurita da una vita di sacrifici e rinunce, Mary soffre della mancanza di un uomo al suo fianco.A più riprese tenta di proporsi a rozzi e gretti cowboys che di tanto in tanto visitano la sua casa ma questi, dopo aver gentilmente consumato il pasto di turno, declinano (poco) gentilmente l’offerta liquidando la donna con la frase “you’re too bossy”, sei troppo prepotente. Non stupisce dunque che, quando si deve scegliere un membro della comunità che scorti tre donne uscite di senno verso una cittadina in Iowa, la nostra eroina, spinta da un rigoroso senso della morale (e dalla disperazione), si proponga per questo arduo compito. Parte così dal piccolo villaggio per compiere un viaggio di cento miglia nel nulla questa stramba carovana composta da tre pazze rinchiuse in un ex carro bestiame riadattato a diligenza, quattro cavalli e una donna armata di fucile. Fa qui la sua comparsa in scena George Briggs (Tommy Lee Jones), criminale graziato dalla nostra protagonista che, in cambio di aver salva la vita, giura di scortare Miss Cuddy nel suo viaggio.

Nonostante i numerosi elementi formali presenti nel film, il genere western non figura che come “sfondo” di questo dramma: paesaggi sterminati, duelli e notti intorno ad un fuoco non sono che il contorno di un film incentrato su rapporto tra i sessi, norme sociali e vita al tempo dei pionieri.

Tommy Lee Jones, alla sua seconda fatica da regista, ci propone un affresco della società di inizio ‘900 nel selvaggio Ovest; durezza della vita e paesaggi da cartolina vengono sapientemente sintetizzati in un racconto crudo, privo di giudizio morale e ricco di speranza. Il regista, esperto del genere, confeziona uno dei pochi western “in rosa” della storia: per la quasi totalità del film è “l’ex Million Dollar Baby” H. Swank a far proseguire il racconto e solamente con l’avvicinarsi del finale, e dell’ineluttabilità del fato, il protagonista maschile inizia ad avere una parte attiva in una sorta di percorso di redenzione.

Nonostante le mille possibilità esplorate dai cineasti nel tempo, la frontiera rimane un miraggio, nessun genere come il western continua a stupirci in quanto fucina inesauribile di nuove idee, situazioni e storie. L’homesman del titolo rimane, come tutto nel film, null’altro che una possibilità tra tante in una terra che non fa sconti a nessuno e, soprattutto, non ammette eroi.

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