“RAQUEL 1:1” di MARIANA BASTOS

“Mite come la pecorella”, “La mitezza di Dio”, “Pecora di Dio”. Raquel (Valentina Herszage), protagonista dell’omonimo film di Mariana Bastos, presentato alla ventiduesima edizione del TOHORROR Fantastic Film Fest, non ha alcuna intenzione di corrispondere al significato del suo stesso nome. Al contrario, attraverso una rilettura al limite della blasfemia, intende sovvertire il ruolo di tutte le donne cristiane finendo per scontrarsi contro la bigotta cittadina dove si è trasferita da poco insieme al padre.

Raquel, ragazza fragile e indifesa, traumatizzata dalla straziante perdita della madre, trova la forza di andare avanti grazie a ciò che Marx definì «l’oppio dei popoli». La devozione religiosa e il rispetto delle rigide convenzioni domina incontrastata sulla vita e le abitudini della comunità locale fino a quando, un grido sconvolge gli equilibri. Un’estranea voce oscura richiama infatti Raquel in una grotta misteriosa e la sprona a lottare contro il puritanesimo menzognero e ipocrita del quale i cittadini si fanno vanto.

«Secondo voi è giusto essere sottomesse?», chiede Raquel ma nessuna ragazza è in grado di rispondere. La voce le ha indicato la via della della ribellione ma la collettività – ubriacata dalle regole religiose e dalle parabole edificanti – si oppone. Raquel passa dunque per l’indemoniata, così la etichettano le più estreme protettrici di quel fondamentalismo obsoleto che tiene in pugno la comunità – quando invece, al contrario, è la sola a intuire e a voler provare razionalmente a smantellare la prigione entro cui le donne restano segregate in nome di un testo – la Bibbia – scritto più di duemila anni fa.

La ragazza prova sempre a rispondere al carattere reazionario della collettività contrastando la cieca credenza con le armi della logica e del buon senso; ma, a pochi minuti dalla fine – dopo aver dormito abbracciata all’amica Laura (Eduarda Samara) – Raquel dà sfogo alla collera e al rancore trattenuti troppo a lungo: un incendio da lei causato devasta infatti la chiesa della cittadina, luogo simbolo di miracoli e disgrazie. Nel quadro finale – in scala 1:1, come richiamato il titolo – Raquel si trova al centro di una scena quasi michelangiolesca che mette visivamente a tema la possibilità della risurrezione da una vita enigmatica e crudele attraverso gli strumenti della ragione e il libero arbitrio.

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