L’incontro prende il nome dal libro scritto a quattro mani da Gianni Amelio e Francesco Munzi, L’ora di regia. Da un’idea nata da vari incontri con Emiliano Monreale, è un testo che cerca di sciogliere i nodi attorno al rapporto tra docente di cinema e studente.
In particolare è rivolto agli studenti del Centro Sperimentale di Cinematografia dove insegna da molti anni Amelio e dove Munzi si è diplomato in regia. I due autori hanno giocato nella scelta dei titoli dei capitoli e nella proposta di alcuni divertenti paradossi (ad esempio: “la regia può farla anche una sarta”) che esprimono molto bene la loro idea di “fare cinema”: prima di tutto il regista deve avere un’idea molto forte, molto sentita e ben definita; soltanto a questo punto si può andare sul set e iniziare le riprese.
Amelio si è soffermato sulla condizione dell’insegnante di cinema e sulle difficoltà che incontra, nonostante l’ottimo ambiente del CSC. A suo parere l’insegnante non deve cercare di dare una sua impronta marcata ai lavori degli allievi, perché ognuno deve costruirsi la propria idea di cinema. Ma non nasconde di essere felice quando ritrova il proprio modo di fare i film nelle opere dei suoi alunni.
Durante l’incontro sono stati proiettati tre corti di tre ex studenti del centro sperimentale. Il primo, Le belle prove (1993), è il saggio di diploma di Gianni Zanasi e mostra un gruppo di ragazzini che passano i pomeriggi in giro per centri commerciali e strade romane. Due anni dopo, il regista avrebbe inserito questo corto nel suo primo lungometraggio, Nella mischia.
Nastassia di Francesco Munzi (1996) mostra le giornate di una giovane ragazza russa trasferitasi in Italia per seguire l’uomo di cui è innamorata. Racconta la spasmodica ricerca di un lavoro e la difficile integrazione. Traspaiono le sue incertezze, le sue paure, le sue insoddisfazioni.
La finestra (2016) è il saggio di diploma di Silvia Perra : una coppia di anziani che vivono in campagna vicino Nuoro sono costretti a lasciare la loro casa, a causa della costruzione di una galleria vengono messi in una casa di riposo. Lo spettatore viene condotto dagli occhi della coppia in un mondo arcaico, molto lontano dalla vita di città e dalle sue regole. Molto intenso e malinconico, La finestra ha un linguaggio rigoroso e riesce a coinvolgere il pubblico non solo a livello emotivo. Non è stato facile realizzarlo presso il CSC, ma la regista – con l’aiuto di Amelio – si è battuta molto bene contro tutti gli ostacoli che sembravano impedirle di esprimere le proprie idee.