SOUNDFRAMES: la magia dei musical

Musica e immagini: un connubio potentissimo. Forse il più potente di tutti.

La mostra Soundframes, visitabile al Museo del Cinema di Torino, fino al 7 gennaio 2019 celebra proprio le mille e una forma in cui la musica può fondersi con le immagini: dalle sonorizzazioni del cinema delle origini alle avanguardie, passando per il cinema d’autore e i grandi compositori.

Una sezione della mostra che proprio non poteva mancare è quindi quella dedicata al musical, genere per eccellenza in cui la musica si fa tessuto del film, creando intrecci e trame con la storia e con i personaggi che racconta e che fa vivere.

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SOUNDFRAMES: I GRANDI SCHERMI DELLA MOLE

I due grandi schermi collocati nell’Aula del Tempio alla Mole Antonelliana accolgono con le loro immagini i visitatori e li invitano ad accomodarsi sulle rosse chaise longue da cui si espande il suono p di quelle stesse immagini. Dal 26 gennaio 2018, in occasione della mostra Soundframes –cinema e musica in mostra, questi grandi schermi sono dedicati uno ai Leitmotiv e l’altro alle interpretazioni di brani nel cinema perlopiù contemporaneo.

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TORINO FILM FESTIVAL 36: I VINCITORI

A poco più di una settimana dalla chiusura di questo Torino Film Festival c’è ancora spazio per tirare le somme, raccontare e commentare un’edizione, quella di quest’anno, che secondo le voci di corridoio, o meglio, di sala, è stata di un livello decisamente alto. Sarà perché quest’edizione ha visto – in più di una sezione  – esordire alla regia personalità che nel cinema lavorano già da un pezzo, o semplicemente perché è stata un’ottima annata; anche i numeri dimostrano che il festival continua a riscuotere un notevole successo e ad avere un pubblico che lo segue negli anni, e lo attende. Una conferma, insomma, della rilevanza che il TFF mantiene nel panorama dei festival cinematografici italiani nonostante i problemi di budget con cui ormai da qualche anno deve fare i conti, ma che non scoraggiano affatto il neo presidente del Museo Nazionale del Cinema, Sergio Toffetti. Continua la lettura di TORINO FILM FESTIVAL 36: I VINCITORI

TFFDOC – APOCALISSE

Oggi il mondo intero vive in una costante emergenza: emergenza climatica, lavorativa, sociale, diplomatica ecc. In questo mondo sembra non esserci più spazio per la normalità, ogni notizia appare come una catastrofe; il mondo intero, sembra giocare sul filo di lana, fra il caos, la distruzione, la mera sopravvivenza e l’evoluzione verso un nuovo mondo. A cosa stiamo andando incontro, se non all’Apocalisse? Questa domanda ha sollecitato la creazione della sezione documentaristica del Torino Film Festival, intitolata “Apocalisse”, dove si esamina il termine nelle sue più svariate sfaccettature.

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POWELL E PRESSBURGER: LA RETROSPETTIVA

Due tipi curiosi, Powell e Pressburger. Il primo (classe 1905) inizia a lavorare appena ventenne sui set di Hitchcock come fotografo, poi  diventa regista di successo con film di propaganda bellica tutt’affatto scontati e infine – con l’uscita di Peeping Tom (1960), cult metacinematografico che verrà riscoperto da Coppola e Scorsese – saluta la carriera, stroncata da una critica troppo sorniona e insicura per accogliere la sua pioneristica riflessione sul mezzo; il secondo (nato nel 1902), scrittore e produttore ungherese, parte dall’UFA berlinese e, in fuga dai nazisti, arriva a vincere l’Oscar per la migliore sceneggiatura con un film – pensa un po’ – sui nazisti in fuga. Continua la lettura di POWELL E PRESSBURGER: LA RETROSPETTIVA

“SEE KNOW EVIL” DI CHARLIE CURRAN

1994, Richard Avedon sta facendo alcuni casting video. Ci sono principalmente giovani. Ragazzi che vivono gli anni Novanta e che ben possono rappresentare un’epoca così intrinsecamente legata al concetto di generazione. Tra di loro spicca un diciassettenne dai denti sporgenti e i capelli biondi. Sono poche inquadrature. Rimango senza parole.

Ha un carisma inadatto alla sua età. Trasmette una forza inedita per un qualsiasi adolescente. Il suo sguardo è vivace nonostante sia circondato dall’artificiosità delle pareti di uno studio fotografico. Ha davanti a sé il più grande fotografo di moda della storia ed è come se stesse raccontando la sua giornata ad un amico d’infanzia.

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ITALIANA.CORTI – PROGRAMMA 3

Le atmosfere fiabesche di una storia d’amore, incastrate come matriosche, del corto di soli cinque minuti di Roberto Catani dal titolo Per tutta la vita, aprono il Programma 3 di Italiana.corti. L’autore dell’opera ha impiegato due anni per realizzare questa fantastica animazione, dai colori accesi e dalle atmosfere un po’ tra il bohémien e il circense, in un montaggio di disegni totalmente realizzati a mano su carta che danno vita ad un piano sequenza sognante, sottolineato da un sonoro  troppo forzato che stona con la fluidità delle immagini proiettate.

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“I DO NOT CARE IF WE GO DOWN IN HISTORY AS BARBARIANS” DI RADU JUDE

“Non mi importa se passeremo alla storia come dei barbari.” Queste le parole di Mihai Antonescu, che in seguito alla conquista rumena di Odessa nel 1941, indiceva una pulizia etnica sull’onda dell’entusiasmo popolare. Il film di Radu Jude è una luce proiettata sul passato torbido della Romania, un paese troppo “pieno di sé” (parole del regista) e ossessionato dall’idea di lasciarsi alle spalle la dittatura comunista di Ceausescu. Continua la lettura di “I DO NOT CARE IF WE GO DOWN IN HISTORY AS BARBARIANS” DI RADU JUDE

RICORDO DI BERNARDO BERTOLUCCI

Bernardo Bertolucci, maestro del cinema conosciuto e amato in tutto il mondo, è scomparso il 26 novembre 2018 mentre era in corso il Torino Film Festival 36. La Direttrice Emanuela Martini ha subito voluto rendergli omaggio facendo preparare un breve video in suo onore da proiettare prima dei film in programmazione e dedicandogli una piccola retrospettiva nella giornata del 2 dicembre. Questa la sua dichiarazione: «Era un visionario, un intellettuale, soprattutto un sognatore. Bernardo Bertolucci ha fatto il cinema come non immaginavamo più di farlo: più grande della vita, e per questo capace di restituirci tutta la vita, e la Storia, e la memoria, e il futuro, nella loro profondità. Tragedie di ideali che si frantumano, di uomini e donne che si perdono in rapporti impossibili, affreschi magnifici del nostro passato recente e bruciante, di imperatori e Buddha e ragazzi e ragazze in cerca di identità. Ragazzi e ragazze che sognano, a Parigi come altrove, la loro vita, un’altra vita, migliore. Meno di venti film in quasi cinquant’anni di carriera sono troppo pochi per uno dei più grandi registi del mondo».

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“ASH IS THE PUREST WHITE” DI JIA ZANGKE

Anche grazie al consolidato sodalizio artistico con Zhao Tao, attrice feticcio presente in quasi tutti i film di Jia Zangke, il regista crea un fil rouge che lega tutti i suoi lavori, i quali, attraverso le storie dei personaggi, narrano da un lato la storia dell’autore, dall’altro la storia della Cina che rimane una presenza sullo sfondo. Ash is the Purest White continua su questa strada, offrendo allo spettatore un viaggio che, dall’inizio di questo secolo, arriva ai giorni nostri, attraversando migliaia di chilometri.

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“ASH IS THE PUREST WHITE” BY JIA ZANGKE

Article by: Elio Sacchi

Translation by: Giulia Maiorana

Thanks also to the well-established artistic partnership with Zhao Tao, fetish actress who appears in almost every Jia Zangke’s film, the director creates a fil rouge, which links all his works. These works narrate, through their characters’ stories, the author’s life and, at the same time, the history of China, which remains in the background. Ash is the Purest White keeps going on this path, offering the viewer a journey which goes from the beginning of the century to the present days, walking a thousand miles.

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JEAN EUSTACHE – LA RETROSPETTIVA

Autore maudit, sia per il suo stile di vita che per le scelte artistiche, Jean Eustache (1938-81) è celebrato al TFF 36  in una retrospettiva pressoché completa. Si tratta di una delle poche rassegne che gli siano state dedicate. I suoi film sono infatti difficili da reperire perché custoditi gelosamente dai figli, riluttanti a concedere il lavoro del padre, in più occasioni bistrattato e svalutato. Negli anni ‘80, poco prima della morte avvenuta per suicidio, a Bologna era già stata proposta una retrospettiva da parte di una cooperativa cinematografica della quale faceva parte anche la direttrice del festival Emanuela Martini. La stessa Martini durante l’incontro “Riscoprire Jean Eustache: Jean-Pierre Léaud e gli altri” -tenutosi giovedì pomeriggio presso la sala conferenze stampa – sottolinea: “È un autore che ogni tanto va tirato fuori, se no scompare”. Continua la lettura di JEAN EUSTACHE – LA RETROSPETTIVA

“ULYSSE & MONA” DI SÉBASTIEN BETBEDER

Ulysse è un artista misantropo di mezza età che conduce una vita da eremita in una vecchia villa in mezzo ai boschi. Mona è una giovane pittrice che cerca nuovi stimoli e la giusta ispirazione per la propria inclinazione artistica. Innamoratasi dell’arte concettuale dell’uomo, decide di raggiungerlo nella sua dimora e, dopo numerosi e insistenti tentativi, lo convince ad assumerla come sua assistente. Quasi contemporaneamente all’incontro con la giovane studentessa, Ulysse scopre di avere un tumore al cervello che sembra presentarsi come la giusta occasione per rimediare a tutti gli errori che pesano sulle sue spalle. Mona lo accompagna in questo viaggio di riscatto e riconciliazione con i fantasmi del passato, dal rapporto sofferto con il figlio alla relazione difettosa con la moglie, conquistando la fiducia di Ulysse e scavalcando le rigide barriere con cui l’uomo tentava di allontanare e proteggersi da qualsiasi emozione. Continua la lettura di “ULYSSE & MONA” DI SÉBASTIEN BETBEDER

“IL GIGANTE PIDOCCHIO” DI PAOLO SANTANGELO

Il suo nome è Gaspare. Un tipo alto, corpulento, le braccia grosse da pastore e una faccia simpatica. Ha cominciato a lavorare con le pecore a 14 anni e da allora non ha più smesso, neppure nei giorni di festa. D’altronde – come recita una delle sue massime preferite – vivere veramente significa fare, agire, essere in continuo movimento. Il resto, per lui, è soltanto mera esistenza. Continua la lettura di “IL GIGANTE PIDOCCHIO” DI PAOLO SANTANGELO

“IL GIGANTE PIDOCCHIO” BY PAOLO SANTANGELO

Article by: Marco De Bartolomeo

Translation by: Emiliana Freiria

His name is Gaspare. He is a tall and big man with large shepherd arms and a nice expression. He started working with sheeps when he was 14 years old and he never stopped since then, neither on holidays. After all – to quote one of his favourite mottos – to live truly means doing, acting, constantly moving. The rest, to him, is only mere existence. Continua la lettura di “IL GIGANTE PIDOCCHIO” BY PAOLO SANTANGELO

“SEMBRAVANO APPLAUSI” DI MARIA TILLI

Non sorprende che la storia di Marcello Fonte sia diventata il soggetto per un documentario: nato a Melito di Porto Salvo in Reggio Calabria, vive i primi anni della sua vita in baracche di lamiera costruite dal padre in una zona abbandonata. Da qui si sposta a Roma, errando tra appartamenti e cantine, fino a giungere in quello che è il luogo in cui attualmente dorme, il Nuovo Cinema Palazzo, edificio abbandonato e reinventato centro sociale. In questa cornice coltiva la sua passione per la recitazione fino alla svolta, il casting per il ruolo da protagonista nel film Dogman, che lo trasporta in un mondo sconosciuto di fama, flash e applausi. Continua la lettura di “SEMBRAVANO APPLAUSI” DI MARIA TILLI

“VARGUR/VULTURES” BY BÖRKUR SIGBÓRSSON

Article by: Stefano Tropiano

Translation by: Cecilia Facchin

The noir genre allowed us to go over the classic detection storytelling, reenacting complicated situations and characters who are torn apart by their interior conflicts, but who are also part of the traditional dichotomy between good and evil. Vargur by Börkur Sigbórsson, whose title for the international distribution is Vultures, efficaciously recalls these lessons, in a powerful and dark noir both in setting and essence.

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“VARGUR/VULTURES” DI BÖRKUR SIGBÓRSSON

Il genere noir ha permesso di scavalcare le narrazioni della detection classica mettendo in scena situazioni intricate e personaggi lacerati da conflitti interiori, mai inscrivibili nella tradizionale dicotomia di bene e male. Vargur di Börkur Sigbórsson, il cui titolo per la distribuzione internazionale è Vultures, riprende con efficacia queste lezioni, in un noir potente e cupo sia nell’ambientazione sia nell’essenza.

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“TAURUNUM BOY” DI DUSAN GRUBIN E JELENA MAKSIMOVIC

Da troppo tempo, Belgrado e la Serbia sono ostaggio di una lettura superficiale e approssimativa, condizionata dalle tensioni aperte da una storia irrequieta e tormentata. Ne consegue spesso il ritratto di un Paese in condizioni di isolamento, anche in alcuni contesti artistici e culturali.

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Il magazine delle studentesse e degli studenti del Dams/Cam di Torino