Cinque opere scelte all’interno della vastissima produzione del film-maker e teorico tedesco Harun Farocki mettono in questione il mondo delle immagini, i modi della loro produzione e l’uso all’interno della società contemporanea.
![harun-farocki_ein-bild_1983_article_text](http://www.cinedamstorino.it/blog/wp-content/uploads/2016/11/Harun-Farocki_ein-Bild_1983_article_text-300x223.jpg)
Ein bild è la documentazione di come una fotografia per la pagina centrale di “Playboy” prenda vita all’interno dello studio di un fotografo di Innsbruck, in cui emergono l’accuratezza e i dubbi che riguardano la produzione dell’immagine di uno dei magazine più famosi al mondo.
Il mondo attraverso il tavolo di montaggio è il filo conduttore del video Schnittstelle/Interface: il potere di creare una relazione tra due immagini posizionate l’una vicino all’altra, la fisicità della pellicola e l’astrattezza della clip video. Lo split screen del video rimanda sempre alla postazione del montatore, come spiega lo stesso
![off_schnittstelle_24](http://www.cinedamstorino.it/blog/wp-content/uploads/2016/11/OFF_schnittstelle_24-1-300x225.jpg)
Farocki, in cui i due schermi sono indispensabili per capire quali immagini dovranno relazionarsi tra di loro.
In Ich glaubte gefangene zu sehen /I thought i was seeing convicts il controllo delle carceri americane tramite le riprese delle telecamere a circuito chiuso ha risvolti orwelliani e la sorveglianza ai detenuti diventa lo strumento per salvarli da loro stessa violenza.
![off_seriousgamesi_14](http://www.cinedamstorino.it/blog/wp-content/uploads/2016/11/OFF_seriousgamesI_14-300x114.jpg)
Sotto quest’ottica i videogames di simulazione bellica usati dai Marines di Serious Game I e Serious Game II assumono una connotazione nettamente diversa rispetto al semplice addestramento di reclute.