“JULIET, NAKED” di JESSE PERETZ

Tucker Crowe è una delle rockstar più acclamate degli ultimi anni Novanta. Nel 1998 esce il suo ultimo album, Juliet, dedicato ad un amore tormentato, e poco dopo il musicista annuncia il suo misterioso ritiro dalle scene. Vent’anni dopo Tucker Crowe è una meteora dimenticata e il suo ricordo vive solo nell’ossessione morbosa di uno dei suoi fan più affezionati. Duncan è un professore universitario sulla quarantina, vive in un piccolo paesino fuori Londra, è appassionato di musica e devoto al suo idolo americano. Annie è la sua compagna, gestisce il museo di Storia naturale da quando il padre è morto e per lei Tucker Crowe è solo il volto che tappezza le pareti di casa e la voce che risuona ogni giorno nella stanza di Duncan. Quando a casa loro viene recapitato Juliet, Naked, la versione originale e grezza dell’album di Crowe, Duncan lo battezza come il capolavoro indiscutibile della rockstar, tessendone le lodi nel suo blog dedicato, mentre Annie esprime il tuo totale disaccordo lasciando un commento velenoso sulla pagina web.

Pochi giorni dopo, viene contattata proprio da Tucker Crowe e da qui inizia un curioso scambio di email, in cui entrambi si aprono ad un sincero scambio di confessioni sulle loro rispettive vite: da un lato Tucker rivela di essere caduto in disgrazia, riconosce di essere un padre che cerca di riscattarsi a fatica con i sette figli avuti in giro per il mondo quando era solo una giovane rockstar accecata dalla celebrità; dall’altro, Annie si presenta come una donna insoddisfatta, con un lavoro che non le piace, un compagno distante e il sogno nascosto di diventare madre. Il rimpianto delle scelte fatte in passato e il desiderio di riscatto li spingeranno a trovare l’uno nell’altro la forza per dare una svolta alla propria vita.

Juliet, Naked è una commedia leggera sull’imprevedibilità della vita e sul coraggio di riscoprirsi anche a quarant’anni. Non è un caso che il film sia ispirato all’omonimo romanzo di Nick Hornby, autore che da sempre fa di questo tema il fulcro della propria scrittura: l’indolenza di una generazione insoddisfatta che spesso non trova il coraggio di reinventarsi, riscoprirsi o semplicemente mettersi in discussione. Il tono è lieve, a tratti quello di una commedia agrodolce che si accosta a tematiche di un certo spessore senza mai approfondirle completamente. Jesse Peretz sceglie di restare in superficie, aggirando la crisi esistenziale dei due protagonisti (una rockstar decaduta e una donna che si è sempre annullata in funzione degli altri) per guardarla da lontano, ingenuamente, attraverso una serie di situazioni a tratti eccentriche e inverosimili, ma funzionali al racconto divertente e leggero di una storia piacevole anche se poco originale. Ethan Hawke nei panni della rockstar decaduta, in questo senso, è il valore aggiunto di un film che sembra essere volutamente senza pretese, ma che necessita di una forte presenza attoriale per non risultare semplicemente qualcosa di già visto.

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