Il film vincitore del concorso All the Loversdi questo 34º Lovers Film Festival è Carmen y Lola, il primo lungometraggio di finzione di Arantxa Echevarria.
La pellicola, già presentata al Festival di Cannes, si può inquadrare in un filone, sempre più in voga, di film a tematica lgbt+ che raccontano le difficoltà del coming out in ambienti culturali repressivi: in questo caso la regista ci accompagna, con la camera a mano, all’interno della comunità gitana madrilena, tra case popolari, edifici abbandonati e panorami riarsi dal sole spagnolo.
Lola ha sedici anni e si sente prigioniera della periferia, proprio come le coloratissime rondini che dipinge nei suoi murales; sogna di fare l’insegnante, volare via, andare a vivere vicino al mare ed essere libera di amare un’altra donna: tutte ambizioni irrealizzabili per una giovane gitana.
Al contrario, Carmen, diciassettenne, è a suo agio nella grottesca gabbia di consuetudini, credenze e codici propri dei gitani: felicemente fidanzata con un ragazzo che però praticamente non conosce, non si sforza nemmeno di immaginare un futuro diverso da quello preconfezionato che ha.
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Il cortocircuito tra questi due modi opposti di vivere e sentire l’appartenenza a questa cultura s’innesca quando le due s’incontrano e iniziano a delineare i contorni di un’amicizia destinata a diventare un amore che travalica i confini della periferia e supera i dogmi culturali.
Nell’indefinito tempo che serve a finire un pacchetto di sigarette Lola condivide i suoi sogni con Carmen e le insegna a nuotare; Carmen impara a conoscersi e riscoprirsi, accompagnando Lola finalmente a spiccare il volo.
Lo sguardo della regista può sembrare lontano dal voler esprimere giudizi e, a tratti, dà l’impressione di essere solo un punto d’osservazione privilegiato di questo microcosmo – come la torre che sovrasta il “ghetto degli zingari”. In realtà, nel raccontarci l’ingenuità, la fretta e le esagerazioni tipiche di un amore giovanile, si percepisce la vicinanza tecnica e stilistica a un tipo di denuncia propria del cinema del reale, da cui Echevarria proviene.
Il tentativo di condannare la comunità “gipsy” – estremamente chiusa, gerarchica e patriarcale – si rivela infatti in parallelo alla storia d’amore, in un crescendo che culmina nel tanto disgraziato quanto scontato finale, lasciandoci però con un’ultima scena dal consolatorio sapore di speranza, libertà e salsedine.
Il film è esattamente come ci si aspetta sia una storia d’amore adolescenziale: pieno di passione e ingenuità.