Primo candidato alla vittoria dei Rezzie 2020 con 9 nominations, il discusso e travagliato film di Tom Hooper, Cats, è infine arrivato anche nei cinema italiani. E’ tratto dall’omonimo musical, uno dei più famosi per incassi e longevità, che aveva debuttato nel 1981 a Londra e continua tuttora a essere riproposto in tutti i teatri del mondo, Italia compresa.
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La versione cinematografica comincia quando la gattina Victoria (Francesca Hayward) viene abbandonata dalla sua padrona nel quartiere Jellicle di Londra; la povera micina ha sempre vissuto in casa e non sa nulla del mondo esterno o dei sobborghi delle grandi città. Victoria attira subito la curiosità e l’interesse di tutti i gatti del quartiere che fanno a gara per vederla da vicino. Per di più arriva nella colonia nel momento più importante dell’anno: i festeggiamenti in onore della regina dei gatti Old Deuteronomy (Judy Dench), che alla fine dovrà decidere quale gatto potrà ascendere al paradiso dei Jellicle Cats, l’Heaviside Layer. Victoria quindi assiste e partecipa alle performance con le quali ogni gatto si presenta e racconta la propria storia, nella speranza di essere scelto dalla regina. I festeggiamenti però saranno turbati dal ritorno di Grizabella (Jennifer Hudson), una gatta che in passato ha abbandonato la colonia e per questo è caduta in disgrazia, e dalla comparsa di Macavity (Idris Elba), un gatto malvagio, in grado di usare trucchi magici, che tenterà di sabotare gli altri concorrenti per accaparrarsi la possibilità di una nuova vita.
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Protagonista molto ingombrante nel film è la CGI. Nel musical originale gli attori indossano pellicce e trucco di scena, nel film di Hooper invece viene utilizzata la motion capture 3D, tecnica che permette al computer di catturare i movimenti di un attore e riportarli in un modello tridimensionale modificabile per il montaggio finale. Questa versione di Cats quindi ci propone dei gatti antropomorfi con bocca e occhi umani ma orecchie e baffi felini, in un ibrido che può risultare sgradevole se non addirittura disturbante. Il corpo di attori e ballerini sembra coperto da una tuta aderente che mette in risalto le forme umane. Nonostante tutti i personaggi antropomorfi Disney con i quali siamo cresciuti, vedere delle creature con un aspetto così realistico è davvero straniante, soprattutto se indossano accessori, soprabiti e scarpe da ginnastica.
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La trama molto semplice – che nel musical teatrale ha la funzione di mettere in risalto le abilità canore e coreutiche degli attori – risulta troppo debole per il cinema. Fatta eccezione per Beautiful Ghosts, scritta da Taylor Swift e Webber appositamente per il film, le canzoni sono le stesse del musical. Alcune sono orecchiabili e coinvolgenti, e le voci degli interpreti strappano un brivido allo spettatore; rimarchevole è soprattutto Jennifer Hudson nell’interpretazione di di Memory, probabilmente il brano più famoso della colonna sonora. Tuttavia la parte coreografica si dimostra inadatta per il grande schermo: i continui cambi di inquadratura fanno perdere la visione d’insieme e l’armonia di gruppo, e la CGI dà il colpo di grazia, rendendo impossibile capire se alcuni degli spettacolari movimenti dei ballerini siano reali oppure no. La scenografia, se pur creata in studio a misura di gatto, dando così prova del grande lavoro di preparazione da parte della produzione, appare posticcia e sproporzionata.
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Sono tre le cose positive del musical di Broadway di Andrew Lloyd Webber: è un palcoscenico eccezionale per il talento dei ballerini, i costumi sono brillanti e le canzoni sono estremamente orecchiabili. L’adattamento di Hooper annulla tutti e tre questi aspetti. Cats è un film debole nell’editing, incapace di dare tridimensionalità ai personaggi e di creare dinamiche coinvolgenti. Ciò che resta è una sfilata di figure feline grottesca e puerile, un film sgraziato e convulso, esattamente il contrario di un gatto.
MARIA BRUNA MOLITERNI