“SOUL” DI PETE DOCTER, KEMP POWERS

New York. Joe Gardner è un insoddisfatto professore liceale di musica che coltiva il sogno di suonare il pianoforte in un complesso jazz. L’occasione di realizzarlo gli si presenta quando uno dei suoi ex studenti gli propone di sostituire il pianista del quartetto in cui suona come batterista, uno dei più famosi della scena newyorchese. Eccitato, Joe accetta la proposta, e grazie a un provino particolarmente efficace riesce a ottenere un ingaggio per quella sera stessa.

Joe non sta nella pelle per l’emozione, è convinto che la sua vita stia finalmente per cominciare. Beffardamente, però, pochi attimi dopo essere uscito dalla sala prove, cade in un tombino aperto, e nell’impatto con il fondo la sua anima si distacca dal corpo per finire in un passaggio che conduce all’aldilà. Tuttavia, Joe non è ancora pronto per morire, e prosegue il passaggio verso l’altro mondo a ritroso, per ritrovarsi nell’Ante-mondo, dove le anime degli esseri umani non ancora nati vengono “addestrate” per ottenere una personalità. Joe, scambiato per un mentore di queste anime “neonate”, viene chiamato a patrocinare 22, il più pestifero abitante dell’Antemondo, affinché trovi la sua “scintilla”, cioè una cosa che possa dare un senso alla sua vita sulla Terra. In questa fase, sia maestro che allieva impareranno qualcosa di nuovo su sé stessi.

Impossibile per Soul, almeno a una prima occhiata, non ritrovarsi paragonato a Inside Out principalmente per due motivi: entrambi sono figli dell’inventiva del regista Pete Docter; ed entrambi raccontano due mondi (quello dell’Io il capolavoro del 2015, quello dell’anima il film ora disponibile sulla piattaforma Disney+) tanto astratti e impervi da rendere in maniera efficace sullo schermo, quanto personali ed ad alto tasso di emotività. Tuttavia Docter, in co-regia con Kemp Powers, riesce a evitare il rischio di ripetersi e a realizzare una pellicola che è sì “strappalacrime” e veicolo di alti concetti, ma che non rinuncia a una buona dose di avventura e umorismo apprezzabili sia da adulti che da bambini, forse anche più che nel film del 2015.

All’invenzione della scrittura si affianca quella visiva, che accosta agli standard ormai iperrealistici del 3D della Pixar soluzioni bidimensionali e astrattiste, che esplodono soprattutto nella descrizione dell’Ante-mondo e dei suoi abitanti; il tutto accompagnato da una colonna sonora curata dai Premi Oscar Trent Reznor e Atticus Ross, ora classica e jazz, ora incentrata sulle sonorità inedite e sperimentali tanto care ai due compositori.

Lieve e profondo, sacro e profano, astratto e concreto: tutto questo è Soul, emozionante elogio dell’intelligenza emotiva ed esortazione a godersi i piccoli piaceri della vita, che sono infine il senso ultimo della nostra esistenza; e, per chi scrive, una delle poche cose buone che l’anno che ci siamo lasciati alle spalle ci ha regalato.

Alessandro Pomati

Il film è disponibile su: Disney+

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