Anx (Matthieu Sampeur), timido e introverso, e Cassandra (Edith Proust), esuberante e festaiola, si svegliano dopo un occasionale amplesso nel letto di lui. Inizialmente una semplice storia d’amore tra le stanza di un appartamento, Else di Thibault Emin, presentato in concorso al 24° TOHorror, diventa progressivamente una storia di sopravvivenza ambientata in quelle stesse mura che prima avevano custodito il crescente affetto tra i due. Anx e Cassandra infatti devono difendersi da una misteriosa infezione che trasforma gli esseri viventi in creature mostruose fuse con lo spazio che li circonda. Chiusi in casa a causa del lockdown nazionale, i due approfondiscono la reciproca conoscenza, riparandosi intanto dalle minacce che incombono da fuori e dentro l’appartamento.
L’idea alla base del film, ovvero che per evolversi l’uomo deve accettare la mutazione e cambiare così se stesso per sopravvivere, sfocia, malgrado le buone premesse, in un manierismo frustrante che si riversa, a sua volta, in un vaneggiante citazionismo. Else, infatti, è un pastiche di generi e stili, tra il romance e l’apocalyptic film, tra la New French Extremity e le fantasmagorie del cinema muto, tra la videoarte e la fantascienza kubrickiana. Il registro e i riferimenti visivi del film mutano ininterrottamente, come se lo stesso metamorfismo della misteriosa malattia stesse trasformando il piano del racconto in uno stato di febbrile agitazione completamente fuori controllo. Una febbre che infetta l’intera forma del film e ne impedisce di conseguenza lo stabilizzarsi in una struttura compiuta e definita.
La manipolazione digitale, invece di contribuire alla costruzione del racconto, porta all’esasperazione l’attenzione dello spettatore, incessantemente stimolato dagli effetti visivi che cambiano senza sosta. Passando da colori saturi al bianco e nero, da atmosfere terrose a ambientazioni asettiche, da psichedeliche visioni digitali all’uso sconsiderato dei piani e del fuori fuoco, l’immagine si perde così in se stessa e si riduce a vana e soffocante sperimentazione visiva.
Else è un film squilibrato e delirante, un discorso che segue una forma che non si cristallizza mai, ma anzi si ritrova vittima delle proprie velleitarie manipolazioni. Un “film-mutazione” che dovrebbe riflettere ancora tanto su se stesso prima di poter diventare effettivamente, come dice una delle tante voci del film, quel something else, quel qualcos’altro a cui aspirerebbe.
Federico Lionetti