Tutti gli articoli di Alessandro Pomati

“DYLDA” DI KANTEMIR BALAGOV

Ila, Ija: è solo una lettera a differenziare i nomi delle protagoniste dei due film realizzati dal regista Kantemir Balagov. I nomi di due donne separate da più di cinquant’anni di storia, e che eppure sono legate: da un lato, Ila – protagonista di Tesnota– la ragazza ebrea che si atteggia da maschiaccio e lavora come meccanico; dall’altro, Ija, o Dylda (=“giraffa”), come la chiamano tutti, l’altissima infermiera che viene colta da improvvise crisi epilettiche che la isolano totalmente dal mondo circostante. Due donne, dunque, che vivono all’insegna della diversità, ma che vivono anche due diversi momenti della storia della Russia: da un lato, quello dell’entrata in guerra del Paese contro la Cecenia, che è dove troviamo Ila; dall’altro, quello dell’inverno del 1945 a Leningrado, dove invece c’è Ija. Da un lato la crisi del colosso sovietico e, dall’altro, la sua nascita. E, in mezzo allo spettro, due donne chiamate ad affrontare la sfida della maternità.

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DAVID BORDWELL E KRISTIN THOMPSON: TWO LECTURES ON CINEMA

“Si veda, a questo proposito, D. Bordwell e K. Thompson”; “cfr. D. Bordwell, K. Thompson”: ogni studente di un corso di Storia del Cinema ha trovato almeno una volta note a pié di pagina recanti questi due nomi, o li ha sentiti nominare da un professore o si è ritrovato a studiare direttamente i loro testi. Tuttavia ai suoi occhi questi nomi, tanto illustri e sempre citati, possono apparire lontani e restare per sempre solo questo: nomi, etichette, citazioni. Così accade ai vari Bazin, Kracauer, Morin, Zavattini ecc. Ma non è accaduto appunto a David Bordwell e Kristin Thompson che martedì 26 novembre, presso l’auditorium “Guido Quazza” di Palazzo Nuovo, hanno tenuto due interventi di fronte a un nutrito gruppo di studenti. E così i nomi si sono finalmente fatti corpo, il contenuto di un testo da imparare si è fatto confronto.

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“VITALINA VARELA” DI PEDRO COSTA

Creature che si muovono nell’oscurità, alcune zoppicando, altre camminando ritte sulle gambe. Creature che vivono in quelle che parrebbero le vestigia di una città antica. Creature che non parlano, ma agiscono e basta, alla stregua di animali. Creature che, una volta trafitte da raggi di luce che entrano solo attraverso spiragli e pertugi, ci appaiono finalmente per quello che sono: esseri umani, per lo più maschi.

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