Il riconoscimento intitolato a Maria Adriana Prolo, fondatrice del Museo Nazionale del Cinema, quest’anno è stato assegnato a Giuseppe Piccioni. Un premio alla carriera, alla memoria dei suoi film, alle battaglie silenziose che questi hanno saputo raccontare.
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“BLOOD ON THE CROWN” DI DAVIDE FERRARIO
7 giugno 1919: la piccola nazione di Malta decide di non abbassare nuovamente la testa a favore dell’Impero britannico, ribadendo la propria voglia di indipendenza. E tra gli anfratti cittadini, i tetti delle case e le piazze dell’isoletta al largo della Sicilia, comincia a sgorgare il sangue quando gli inglesi imbracciano le baionette e cominciano a imporre la loro legge.
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Presentato fuori concorso al TFF39, Quattordici giorni è il quarto lungometraggio di Ivan Cotroneo, affermato autore televisivo e sceneggiatore italiano che firma l’adattamento di un suo omonimo romanzo del 2020, scritto a quattro mani con Monica Rametta, co-sceneggiatrice anche di questa trasposizione.
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L’irradiante spensieratezza della giovane età nella Francia degli anni ’40, flagellata dalle leggi antisemite. Une jeune fille qui va bien è il lungometraggio d’esordio di Sandrine Kiberlain, presentato a maggio durante La Semaine de la critique di Cannes e in concorso al TFF 39.
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Presentato in concorso alla 78ª Mostra del cinema di Venezia e in anteprima nazionale ai Job Film Days di Torino, Un autre monde chiude la trilogia del lavoro di Stéphane Brizé. Se ne La loi du marché (2015) il regista francese affrontava la vicenda dal punto di vista dell’operaio e in En guerre (2018) raccontava le feroci lotte sindacali e le relative contraddizioni interne ai gruppi dei lavoratori, in quest’ultima fatica la cinepresa si sposta dal lato opposto della barricata: quello del dirigente aziendale.
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Dopo l’acclamato, e crudo, esordio con American Factory (2019), la Higher Ground Productions di Barack e Michelle Obama torna a occuparsi di un tema vicino al mondo del lavoro. Attuali più che mai in questi anni, e in questi giorni, i tema dell’occupazione femminile e delle pari opportunità vengono analizzati e raccontati dal punto di vista delle attiviste del Movimento 9to5, baluardo delle lotte sindacali dagli anni ’70 a oggi sul territorio statunitense.
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Nulla si crea, nulla si distrugge. Tutto si trasforma: le persone, gli ideali, le città. Il modo di concepire il peso della singola persona all’interno di una comunità, sempre più sospesa sul filo dell’ambiguità tra interessi, cause sociali e necessità di sopravvivere. Eduardo Gomez si muove liberamente lungo il ponte che collega l’anima rurale del Sudamerica e la sua sublimazione industriale: pietre, che forgiano l’asfalto e segnano la via per un nuovo mondo. Non per forza migliore.
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Pieces of a Woman, in concorso alla 77ª Mostra di Venezia e distribuito in Italia da Netflix, è un racconto impregnato di rabbia interiore e coraggio, che tenta di confrontarsi criticamente con un tema dibattuto – la scelta di come partorire – esplorando la rete di relazioni affettive che ruotano intorno alla protagonista.
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Regina, unico film italiano in concorso al Torino Film Festival 2020, è il primo lungometraggio di Alessandro Grande.
La grande esperienza del regista con la forma cortometraggio risuona nella maestria nel narrare una storia in un tempo più dilatato, senza perdere mai l’attenzione dello spettatore. Un turbinio di musica, sguardi, silenzi e bugie confluiscono in un vero e proprio racconto di formazione. Ad esserne protagonisti sono la giovane Regina (Ginevra Francesconi) e suo padre Luigi (Francesco Montanari), impegnato ad aiutare la figlia a coronare il sogno di diventare cantante con ogni possibile sotterfugio; stesso obiettivo che lui ha dovuto abbandonare dopo la morte della moglie. Tutto cambia però quando un evento imprevisto sconvolge le loro vite.
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Nata e cresciuta nella periferia di Napoli, Maria (Teresa Saponangelo) è orfana di padre ancor prima di venire al mondo. A portarglielo via un colpo di pistola esploso dal brigatista Guido Mandelli (Tommaso Ragno) che, una volta scontata la pena in carcere, vedrà bussare alla sua porta la giovane donna in cerca di risposte. Con Il buco in testa, presentato fuori concorso al Torino Film Festival, Antonio Capuano dedica un nuovo capitolo alla sua Napoli, teatro inconsapevole di vite alla deriva.
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La città di Mostar, i suoi tuffatori ed un ponte fanno da vero e proprio spartiacque generazionale di una comunità che cerca di andare avanti e dimenticare la guerra. In concorso nella sezione Italiana.doc, Daniele Babbo compie con I Tuffatori il suo esordio alla regia muovendosi silenzioso nel cuore della Bosnia accompagnato dalle voci e dai ricordi di Igor, Denis, Miro, Edy e Goran. Volti e corpi che con i loro salti nel vuoto ammaliano i turisti, mascherando allo stesso tempo le paure di un futuro incerto.
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