After recently getting in Albert Einstein’s shoes for the anthological tv series “Genius”, Geoffrey Rush is now in those of Swiss sculptor and painter Alberto Giacometti in Final Portrait by Stanley Tucci. The film narrates the long eighteen days needed to paint James Lord’s portrait, after promising at first a quick work, which would need a couple of hours or an afternoon at most to complete. Armie Hammer plays the American writer, whereas French actresses Sylvie Testud and Clémence Poésy give life, respectively, to the artist’s wife Annette and Caroline, the prostitute who for four years had been his muse and lover.
Dopo essersi recentemente calato nei panni di Albert Einstein per la serie antologica Genius, Geoffrey Rush veste ora quelli dello scultore e pittore svizzero Alberto Giacometti in Final Portrait di Stanley Tucci. Il film racconta dei lunghi diciotto giorni di realizzazione di un ritratto di James Lord che seguirono l’iniziale promessa di un lavoro veloce, di qualche ora o al massimo di un pomeriggio. Ad interpretare lo scrittore americano troviamo Armie Hammer, mentre le francesi Sylvie Testud e Clémence Poésy danno vita rispettivamente alla moglie dell’artista, Annette, e alla prostituta Caroline che per quattro anni fu sua musa e amante.
The explosion of a bouquet, the kidnapping of a groom and a motocross escape on water are the scenes that introduce Finnish director Hannaleena Hauru’s first feature film, a grotesque and surreal coming of age story, with many cartoonish situations.
In a distopian future in which governments apply the strict policy of the only child, as a consequence of the overpopulation of the earth, seven twin sisters live their lives hidden. Each of them is allow to go out only once a week, the day that matches her name. They create a single identity in which everyone brings a part of her own being: Karen Settman. Everything flows quiet, until one of them, Monday, does not come back home.
The movie (edited by Raffaella de Laurentis) was initially displaying seven twin brothers as main characters. But Tommy Wirkola made amend the script in order to ask Noomi Rapace to perform the sisters.
In un futuro distopico in cui per fronteggiare la sovrappopolazione terrestre i governi applicano una rigorosa politica del figlio unico, sette gemelle vivono la loro esistenza nascoste, uscendo di casa ciascuna in un unico giorno della settimana, quello corrispondente al proprio nome, e assumendo un’unica identità a cui ognuna di loro apporta parte del proprio essere: Karen Settman.
Tutto sembra procedere normalmente, finché un lunedì Monday non fa ritorno a casa.
Il film (a cura di Raffaella De Laurentis) era inizialmente concepito con sette gemelli maschi come protagonisti; tuttavia Tommy Wirkola fece modificare la sceneggiatura per poter chiedere a Noomi Rapace di interpretare le sorelle.
Messi and Maud wasn’t the first title of this film. When it has been presented at the Toronto International Film Festival (TIFF), its title was La Holandesa. Subsequently, the agent decided to change it for the international distribution. For the director Marleen Jonkman, her movie will always be La Holandesa. Indeed, the plot revolves around a Dutch woman. Continua la lettura di “MESSI AND MAUD” by MARLEEN JONKMAN→
Messi and Maud non si è sempre chiamato così. Quando è stato presentato al Toronto International Film Festival (TIFF), si intitolava La Holandesa. Solo in seguito l’agente ha deciso di cambiare il titolo per il mercato internazionale. Ma per la regista Marleen Jonkman la sua opera resterà sempre La Holandesa. Ed è proprio intorno a una donna olandese che ruotano le vicende di questa pellicola. Continua la lettura di “MESSI AND MAUD” di MARLEEN JONKMAN→
In his first feature film, presented at the Turin Film Festival in the section Festa Mobile, Balagov tells, in some of its aspects, an autobiographical story, opened and closed by the signs that introduce the film. Nalchik, a little village in the Northern Caucasus, 1988: the life of a quiet Jewish family changes when the David (Veniamin Kats) and his girlfriend Lea are kidnapped. A high price is requested for ransom. This film wonders what a family would decide to sacrifice to save one of its members.
Al suo esordio con un lungometraggio, presentato al Torino Film Festival nella sezione Festa Mobile, Kantemir Balagov sceglie di raccontare una storia a tratti autobiografica, aperta e chiusa da cartelli con cui si presenta ed introduce il film: 1998, siamo nel paesino di Nalchik, nel nord del Caucaso, dove la vita tranquilla di una famiglia ebrea viene sconvolta quando il figlio David (Veniamin Kats) e la fidanzata Lea vengono rapiti. Il riscatto richiesto è molto alto, e il film si interroga su cosa una famiglia possa decidere di sacrificare per il bene di uno dei componenti.
The 35th edition of TFF has finally opened its doors to visitors with the showing of the film that was chosen as the unfortunate inaugural movie. It is unfortunate because, as it is always the case, this film had the responsibility of leading the way for the other ones the festival has in store, as usual drawing from a very disparate pool of genres.
Il 35° TFF ha finalmente aperto i battenti con la proiezione del film scelto per l’ingrato ruolo di pellicola inaugurale. Ingrato poiché, come sempre accade, a questo film è stata assegnata la responsabilità di fare da apripista alle proiezioni che questo festival ha in serbo, come sempre attingendo dai più disparati generi.
May 17th, 1980. The coup d’état of general Chun Doo-hwan leaves no hope for democracy in the South Korean people. The military regime imposes martial law from the very beginning, and it hides behind a wall of censorship and misinformation. The population of the small town of Gwuangju, encouraged by student demonstrations, takes to the streets, loudly demanding for freedom. However, the government responds with violence, opening fire on civilians, killing dozens of people and injuring hundreds. Journalist Jürgen Hintzpeter (Thomas Kretschmann) manages to record these riots on his camera and, helped by taxi driver Kim Man-seob (Song Kang-ho), succeeds in catching the world’s eye and let everyone know what is happening in South Korea. Continua la lettura di “TAEKSI WOONJUNSA – A TAXI DRIVER” by HOON JANG→
17 Maggio 1980, il colpo di stato del generale Chun Doo-hwan distrugge le speranze di democrazia della popolazione sudcoreana. Il regime militare impone fin da subito la legge marziale e si nasconde dietro a un muro di censura e disinformazione. La popolazione della cittadina di Gwuangju, spinta dai moti studenteschi, scende in piazza, rivendicando a gran voce la libertà; il governo risponde però con la violenza, reprimendo i moti nel sangue, aprendo il fuoco sui civili, uccidendone a dozzine e ferendone centinaia. Il giornalista Jürgen Hintzpeter (Thomas Kretschmann) riesce a riprendere questi giorni di scontri con la sua macchina da presa e, aiutato dal tassista Kim Man-seob (Song Kang-ho), riesce ad attirare l’attenzione mondiale su quello che sta accadendo nella Corea del Sud. Continua la lettura di “TAEKSI WOONJUNSA – A TAXI DRIVER” di HOON JANG→
La lingua dei furfanti è l’ultimo film di Elisabetta Sgarbi, presentato in anteprima assoluta nella sezione Festa Mobile al 34° Torino Film Festival. L’opera si ispira al libro La Sistina dei poveri di Giovanni Reale.
“Un film ininterrotto, questo” – dice Elisabetta Sgarbi -, “che mi segue da anni. Anzi da cui sono inseguita da anni, da prima di conoscere la Valle Camonica, da prima di conoscere Romanino: da quando mio zio Bruno, mia madre Rina, e poi mio fratello Vittorio, si arrampicavano sin lassù, precedendomi. Così che questo film, così personale nei modi, mi sembra una strana biografia familiare, un mio nascosto romanzo di formazione, che ho condiviso con un altro amico e compagno di avventure, Giovanni Reale.”
L’interesse di Elisabetta Sgarbi è quindi rivolto a Girolamo Romanino e torna in Valle Camonica, dopo il suo lavoro sulla Via Crucis di Cerveno di Beniamino Simoni, avendo in mente le dense parole di Testori, e presenti le puntuali ricostruzioni di Giovanni Reale (che dimostrano la profonda conoscenza della materia di fede che aveva Romanino).
Giovanni Testori scriveva: “a Pisogne, a Breno, a Bienno Romanino tiri a far ‘cagnara’, non v’ha dubbio alcuno. Egli sembra costringere i suoi personaggi a venire sulla scena a furia di calci nel sedere; e non è meraviglia che, una volta lì, essi, tra impetuosa incapacità a organizzarsi, in lingua e vergogna, finiscano col gonfiar tutto; a cominciare dalle loro stesse membra per finire alle parole che ruttan fuori quasi nubi di fumetti odoranti d’osteria, e alle piume dei cappellacci, che si rizzano, unte e bisunte, come quelli di tacchini incazzati.”
La regista assume come oggetto del proprio lavoro il ciclo di affreschi che il pittore realizzò tra il 1532 e il 1541 in tre chiese a Pisogne, Breno e Bienno in provincia di Brescia, si muove tra le case e gli abitanti dei tre paesi che Romanino aveva osservato a lungo e concentra l’attenzione sui dettagli nascosti dei dipinti.
Elisabetta Sgarbi sottolinea quanto siadi fondamentale importanza la voce narrante Toni Servillo, il cui timbro caldo, unito alle doti interpretative, riesce a “far parlare i personaggi” degli affreschi e ad esaltare sfumature e risvolti rappresentativi. Anche la musica di Franco Battiato si inserisce perfettamente in questo viaggio di scoperta.
L’isola di Antiparos, in piena stagione turistica, è una piccola oasi dove la gioventù è regina. Le spiagge sono gremite di gruppi di ragazzi il cui unico pensiero è vivere la giornata e godersi la frenesia estiva. Corpi tonici, abbronzati, nudi. Come quello di Anna. In paese la mole di lavoro è aumentata per i commercianti e anche per Kostis, il medico di base. Lui è sulla quarantina, è pallido e ha qualche chilo di troppo. Quando Anna, accidentalmente caduta dal motorino, invade la clinica con la sua vivace sensualità, Kostis ne rimane subito folgorato e non riuscirà più a togliersela dalla testa.
Protagosta di Palombella rossa, film realizzato da Nanni Moretti nel 1989, è Michele Apicella, funzionario del PCI reduce da un incidente che gli ha causato la perdita della memoria, il quale vive in una giornata la gravità della perdita di memoria del suo partito e del Paese in generale. Il suo discorso negli studi di Tribuna Politica si alterna all’attaccamento ai ricordi d’infanzia, dove Michele grida la sua avversione alla pallanuoto. I ricordi sono sempre più frequenti e la coscienza del significato dell’essere comunista si fa riconoscere attraverso le scene più celebri del film Il Dottor Živago.
A funny comedy with a bittersweet aftertaste that tells the story of a Wes Anderson-like love triangle, with extravagant implications, but also with the typical French light-comedy. This is the exquisite recipe proposed by Sébastien Betbeder in Marie et les naufragés: a film deliciously unconventional, starting from the comedy to become something more complex. There is a lot of laughing, that is for sure, but the comedy of each situation leads always to a deeper consideration about life and human relationships.
La mattinata del 23 novembre ha visto come ospite della sala stampa l’attore Hany Adel, protagonista del film Clash di Mohamed Diab, già uscito nelle sale egiziane circa tre settimane fa. Il film, che ricostruisce i giorni delle manifestazioni dopo il golpe militare, ha avuto in Egitto una serie di reazioni più che positive sia del pubblico sia dei canali televisivi.
Il DAMS dell’Università di Torino apre le porte al TFF (che a sua volta accoglie ogni giorno i suoi blogger, studenti e professori) per un appuntamento di grande valore educativo: Daniele Segre presenta il suo Nome di battaglia Donna.