Archivi tag: FUORI CONCORSO

“LA NOTTE PIù LUNGA DELL’ANNO” BY SIMONE ALEANDRI

Article by Giulia Seccia

Translated by Lorenzo Papa

“You must go on. I can’t go on. I’ll go on.”
Samuel Beckett


In Potenza, during the night of the winter solstice – the longest night of the year – a woman is dissatisfied with her job, three boys are trying to escape adulthood, a corrupt politician is attempting to achieve some sort of salvation, and the heart of a young boy gets broken. These are the stories that Simone Aleandri’s film, out of competition at the Turin Film Festival, weaves together; stories of characters in crisis, unstable, different stories that converge, however, in the same place: a gas station, the place where the film begins.

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“BLOOD ON THE CROWN” DI DAVIDE FERRARIO

7 giugno 1919: la piccola nazione di Malta decide di non abbassare nuovamente la testa a favore dell’Impero britannico, ribadendo la propria voglia di indipendenza. E tra gli anfratti cittadini, i tetti delle case e le piazze dell’isoletta al largo della Sicilia, comincia a sgorgare il sangue quando gli inglesi imbracciano le baionette e cominciano a imporre la loro legge.

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“RIEN À FOUTRE” DI JULIE LECOUSTRE ED EMMANUEL MARRE

Julie Lecoustre ed Emmanuel Marre presentano fuori concorso il loro primo lungometraggio, una storia che si muove lungo un doppio binario: la rappresentazione quasi documentaristica degli assistenti di volo di compagnie low-cost e l’analisi introspettiva della protagonista, che non riesce a elaborare un lutto.  

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“DER MENSCHLICHE FAKTOR” BY RONNY TROCKER

Article by Valentina Velardi

Translated by Giulia Baldo

«I have the impression that the more massive our communication is, and the more we consume points of view and opinions, the more superficial that communication gets». This is how Ronny Trocker comments on the subject of his film which, by observing the reactions of the different members of what seems to be the perfect German family  – educated, wealthy and bilingual – following a little break-in at their beach house, examines human relationships and the dynamics, often disfunctional, underlying them.

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“TROMPERIE” DI ARNAUD DESPLECHIN

«Il luogo in cui non si mente», per Emmanuel Carrère, è la letteratura (Yoga, Adelphi, 2021). Desplechin non adatta il più influente scrittore francese contemporaneo, bensì traspone uno dei più importanti autori americani recentemente scomparso, Philip Roth. Se Carrère parte dalla propria vita e inventa per farne trasparire il senso, Roth-Desplechin fanno esattamente l’opposto: usano la finzione per raggiungere l’autenticità dei sentimenti dei personaggi, riproponendo così l’annosa questione sullo statuto della relazione tra arte e vita.

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EASTWOOD & EASTWOOD

I cinquant’anni di carriera di Clint Eastwood sono l’oggetto del documentario Clint Eastwood: A Cinematic Legacy firmato Gary Leva e commissionato dalla Warner Bros. Leva ha ricostruito sullo schermo la lunga carriera di uno degli ultimi grandi registi classici del cinema americano, passando per la molteplicità dei generi che ha affrontato e per un’analisi del suo metodo di lavoro. Montaggio invisibile, autenticità del racconto e personaggi che diventano eroi per caso sono l’emblema del cinema di Eastwood. 135 minuti in cui ripercorriamo la sua carriera, dal suo debutto televisivo alle collaborazioni con Siegel e Leone, dalle prime esperienze di regia fino a oggi.

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“DER MENSCHLICHE FAKTOR” DI RONNY TROCKER

«Ho l’impressione che più massiva è la nostra comunicazione e più prospettive e opinioni consumiamo, più superficiale questa comunicazione diventa». Così Ronny Trocker commenta il soggetto del suo film che, osservando le reazioni dei diversi membri di quella che sembra una perfetta famiglia tedesca – istruita, benestante e bilingue – a seguito di una piccola effrazione nella loro casa al mare, indaga i rapporti umani e le dinamiche, spesso disfunzionali, che li sottendono.

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“QUATTORDICI GIORNI” BY IVAN COTRONEO

Article by Marco Ghironi

Translated by Alexandra Oancea

Presented out of competition at TFF39, “Quattordici giorni” is the fourth feature film directed by Ivan Cotroneo, an acknowledged Italian television author and screenwriter, who decided to turn into a movie one of his novels from 2020, co-written with Monica Rametta, who was also involved in the screenwriting of the movie.

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“QUATTORDICI GIORNI” DI IVAN COTRONEO

Presentato fuori concorso al TFF39, Quattordici giorni è il quarto lungometraggio di Ivan Cotroneo, affermato autore televisivo e sceneggiatore italiano che firma l’adattamento di un suo omonimo romanzo del 2020, scritto a quattro mani con Monica Rametta, co-sceneggiatrice anche di questa trasposizione.

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“LINGUI” BY MAHAMAT-SALEH HAROUN

Article by Alessandro Pomati

Translated by Giulia Baldo

The Chadian word “Lingui” implies the precept of harmonic cohabitation between the members of a community. It is not specified by how many members said community should be constituted, and the harmony ruling their cohabitation can be broken by various types of factors. In the case of Amina (Achouackh Abakar), a hawker who sells baskets made from wire netting, and of her daughter Maria (Rihane Khalil Ario), the factor is the unwanted pregnancy of the latter, which could potentially destroy their lives. On the one hand, the terror of suffering ostracism from the conservative Muslim community which they are part of, on the other hand the prospect, even more terrifying, of the girl having an abortion against her will. Despite the apparent inability of achieving such a venture, Maria is determined not to keep the baby, and Amina will not be able to remain by her side.

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“RE GRANCHIO” BY ALESSIO RIGO DE RIGHI E MATTEO ZOPPIS

Article by Michelangelo Morello

Translated by Martina Rosso

“Per gli umani non c’è nessuna cosa reale se non è raccontata”
“To humans, nothing is real if it’s not told”

Alessandro Baricco

The village elders gather around the fire to tell ancient country stories that have influenced popular culture, and which are now shrouded in the mantle of legend. They evoke and give life to mythical characters, men who have challenged princes and kingdoms in the name of justice, freedom and love and who have distinguished themselves for their virtues or for having committed “deeds”.

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“PICCOLO CORPO” BY LAURA SAMANI

Article by Elio Sacchi

Translated by Mirko Giumentaro

Laura Samani starts from the base elements with which she gets her hands dirty: water and blood, milk and tears. But above all, she draws on the rituals and popular beliefs of a fishing village in Friuli, an area far from the advent of “progress” and “modernity” (light bulbs seem like a joke), suspended in an almost ahistorical, mythical, and archaic time. Agatha’s stillborn daughter cannot be baptized and she is therefore destined to wander eternally in limbo, unless her mother sets off to reach the distant and cold Val Dolais, where there is a sanctuary of breath where the miracle takes place: the stillborn child is brought back to life for the duration of one breath, enough to make it able to be baptized and named.

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“LINGUI” DI MAHAMAT-SALEH HAROUN

In lignua ciadiana, la parola “Lingui” indica il precetto di convivenza armonica tra i membri di una comunità. Non è specificato da quanti membri tale comunità debba essere costituita, e l’armonia che regola la loro convivenza può essere spezzata da fattori di vario tipo. Nel caso di Amina (Achouackh Abakar), venditrice ambulante di cesti ricavati da reti metalliche, e di sua figlia Maria (Rihane Khalil Ario) si tratta della gravidanza indesiderata di quest’ultima, che potrebbe potenzialmente distruggere le loro esistenze. Da una parte il terrore di subire l’ostracismo della comunità islamica conservatrice di cui fanno parte, dall’altra la prospettiva ancora più spaventosa di far abortire la ragazza. Nonostante l’apparente impossibilità di portare a compimento una simile impresa, Maria è determinata a non tenere il bambino e Amina non potrà non starle accanto.

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“PICCOLO CORPO” DI LAURA SAMANI

Laura Samani parte da elementi bassi con cui si sporca le mani: l’acqua e il sangue, il latte e le lacrime. Ma soprattutto attinge dai riti e dalle credenze popolari di un villaggio di pescatori in Friuli, una zona lontana dall’avvento del “progresso” e della “modernità” (le lampadine sembrano uno scherzo) sospesa in un tempo quasi astorico, mitico e arcaico. La figlia di Agata, nata morta, non può ricevere battesimo e quindi è destinata a vagare in eterno nel limbo; salvo che la madre si metta in cammino per raggiungere una lontana e fredda val Dolais, dove si trova un santuario del respiro in cui il miracolo accade: il bambino nato morto viene riportato in vita per il tempo di un respiro così che possa essere battezzato e avere un nome.

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“RE GRANCHIO” DI ALESSIO RIGO DE RIGHI E MATTEO ZOPPIS

Per gli umani non c’è nessuna cosa reale se non è raccontata.

Alessandro Baricco

Attorno al fuoco, gli anziani del villaggio si riuniscono per raccontare antiche storie di paese che hanno influenzato la cultura popolare e che sono ormai avvolte dal manto della leggenda. Rievocano e donano linfa vitale a personaggi mitici, uomini che hanno sfidato principi e reami in nome della giustizia, della libertà e dell’amore, e che si sono distinti per le loro virtù o per aver commesso dei “fattacci”.

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“UNE DERNIÈRE FOIS” BY OLYMPE DE G.

Article by Chiara Rosaia

Translated by Nadia Tordera

Among the films of this edition of the Torino Film Festival, Une dernière fois represents an anomalous object. Indeed, on closer inspection it does not often happen that a film defined as pornographic crosses the boundaries of sector events which although increasing still constitute a separate universe, well distinguished from generalist festivals. Let’s put aside the misunderstandings (and for some the hopes): Olympe de G.’s first feature film is not just sex, just as its purpose is not (only) to excite us. It is not because the sixty-nine healthy and wealthy protagonist Salomé (Brigitte Lahaie) has decided to die. And it is from this serene but irrevocable choice that sexual interactions are born, the succession of embraces in search of the right person with whom to live her “last time”.

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“UNE DERNIÈRE FOIS” DI OLYMPE DE G.

Tra i film di questa edizione del Torino Film Festival, Une dernière fois rappresenta un oggetto anomalo. A ben vedere infatti, non capita spesso che un film definito pornografico scavalchi i confini degli eventi di settore, i quali, seppur in aumento, costituiscono pur sempre un universo a parte, ben distinto dai festival generalisti. Mettiamo da parte i fraintendimenti (e per qualcuno le speranze): il primo lungometraggio di Olympe de G. non è solo sesso, così come il suo scopo non è (soltanto) quello di eccitarci. Non lo è perché la protagonista Salomé (Brigitte Lahaie), sessantanove anni, donna in salute e benestante, ha deciso di morire. Ed è a partire da questa scelta, serena ma irrevocabile, che nascono le interazioni sessuali, il susseguirsi di amplessi alla ricerca della persona giusta con cui vivere la sua “ultima volta”.

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“BILLIE” BY JAMES ERSKINE

Article by Alice Ferro

Translated by Paola Macchiarella

February 6th, 1978 – On a sidewalk in Washington D.C., a body was found. It was Linda Lipnack Kuehl, a journalist who devoted the last ten years of her life to writing a (never finished) biography of the legendary jazz singer Billie Holiday. During her research, she interviewed dozens of people and investigated thoroughly on the singer’s life. The heritage she left is priceless: 125 audiotapes, 200 hours of interviews and a manuscript. Billie is the result of the analysis and punctual use of this unpublished material: a colossal project directed by James Erskine, who decided to create a documentary about the singer and then found himself in charge of a rare task, beginning with the purchase of this precious material from a collector in New Jersey.

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“BILLIE” DI JAMES ERSKINE

6 febbraio 1978 – viene ritrovato su un marciapiede di Washington D.C. il corpo di Linda Lipnack Kuehl, una giornalista che aveva dedicato gli ultimi dieci anni della sua vita alla stesura di una biografia, mai terminata, sulla leggendaria cantante jazz Billie Holiday. Nel corso della sua ricerca aveva intervistato decine di persone e svolto un’indagine dettagliata sulla vita dell’artista. Il patrimonio da lei lasciato è inestimabile: 125 nastri audio, 200 ore di interviste e un manoscritto. Billie è l’esito dell’analisi e dell’accurato utilizzo di questo materiale prima d’ora inedito: un progetto mastodontico diretto da James Erskine che, dopo aver espresso il desiderio di realizzare un documentario sulla cantante, si è trovato a capo di un’impresa come poche, iniziata con l’acquisizione del prezioso materiale da un collezionista del New Jersey.

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“CLEANERS” By GLENN BARIT

Article by Fabio Bertolotto

Translated by Nadia Tordera

The “cleaners” to which the title refers are a group of eight students from a strict Catholic school in the Philippines. They are defined in this way because they are the protagonists of four stories in which they are forced to respect obtuse educational rules that require them to be clean and correct at all costs. Cleaners also describes the pressures that young people experience from a world that is dirty and superficial.

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