The Fire Within è un film che non si concentra tanto sull’interesse di Herzog per i vulcani – già dimostrato in La Soufrière (1977) e Into the Inferno (2016) – quanto sull’opera di Katia e Maurice Krafft. Un requiem, come suggerisce il sottotitolo, che ruota attorno alla morte dei due celebri vulcanologi, mentre studiavano da vicino quei giganti verso cui provavano una vera e propria ossessione.
Continua la lettura di “THE FIRE WITHIN: REQUIEM FOR KATIA AND MAURICE KRAFFT” DI WERNER HERZOGTutti gli articoli di Fabio Bertolotto
“WAR PONY” DI RILEY KEOUGH E GINA GAMMELL
Presentato in concorso alla quarantesima edizione del Torino Film Festival, già vincitore della Camera d’Or a Cannes, dove concorreva nella sezione Un Certain Regard, War Pony segna l’esordio alla regia dell’attrice Riley Keough e della produttrice Gina Gammell, con un appassionante ritratto della comunità di nativi americani coinvolta direttamente nella realizzazione del film.
Continua la lettura di “WAR PONY” DI RILEY KEOUGH E GINA GAMMELL“COMA” DI BERTRAND BONELLO
“Cara Anna, non è la prima volta che mi rivolgo a te in questo modo”. È con queste parole che inizia l’ultimo film di Bertrand Bonello, una lettera aperta piena di amore e sensibilità rivolta alla figlia adolescente. Il regista aveva già cercato di comunicare con la ragazza attraverso il suo cinema con Nocturama (2016), di cui compaiono alcune immagini all’inizio del film in un montaggio così confuso da trasformarne i fotogrammi in pura astrazione. Se lo sforzo di entrare in contatto con la figlia non era allora riuscito dato che lei non ha visto il film, Bonello ci riprova, realizzando un’opera più intima, personale e al contempo universale che si rivolge alla figlia ma anche alle nuove generazioni.
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Il film, vincitore del Leone d’Oro e di tre Oscar (miglior lungometraggio, regia, attrice protagonista) riflette, una volta di più nella storia del cinema, sul mito della frontiera, attualizzando l’ipotesi di Frederick Jackson Turner – secondo cui il mito è l’essenza stessa della cultura americana – in una rilettura personale e insieme universale.
Nomadland è il ritratto di un paese in continuo movimento, di una terra di instancabili viaggiatori che calcano le orme dei propri antenati, quei pionieri dallo spiccato senso pratico e dal sentito individualismo che hanno contribuito a dare forma all’America di oggi.
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Funny Face si apre con il primo piano di Saul (Cosmo Jarvis), un ragazzo introverso di Coney Island, che guarda in macchina indossando una maschera dal sorriso grottesco. Come Joker, anche il protagonista del nuovo film di Tim Sutton è un reietto che brama vendetta per torti subiti. La maschera instaura così un dialogo diretto con l’iconologia pop che, a partire dall’ultimo film di Todd Phillips (Joker, 2019), ha reso quel sorriso un simbolo di oppressione.
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Gli “addetti alle pulizie”, a cui fa riferimento il titolo, sono un gruppo di otto studenti e studentesse di una rigida scuola cattolica delle Filippine. Vengono definiti così perché sono protagonisti di quattro vicende in cui sono costretti a rispettare ottuse regole educative che impongono di essere puliti e corretti a tutti i costi. Cleaners descrive anche le pressioni che i ragazzi subiscono da un mondo che invece è sporco e superficiale.
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Ancora prima delle immagini, è una luce bianca a suggerire le coordinate per la visione del film. Una luce che invade lo schermo e appare come un eccentrico sostituto del nero, su cui i titoli di testa scorrono al contrario, dall’alto verso il basso, suggerendo un percorso a ritroso. È proprio questo moto inverso lo spirito che muove Casa de antiguidades, del registra brasiliano João Paulo Miranda Maria, un’opera prima che guarda al passato per parlare del presente.
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