“LA CHICA NUEVA” DI MICAELA GONZALO

Il primo lungometraggio di Micaela Gonzalo arriva in Concorso al TFF39 affrontando il delicato percorso di maturazione e presa di coscienza di Jimena (Mora Arenillas), una giovane argentina. Il suo cammino è segnato dal dualismo: solitudine-compagnia, individuale-universale e famiglia-lavoro sono i nodi che la protagonista deve sciogliere per poter trovare il suo posto nel mondo. 

La silenziosa Jimena, sola e senza soldi, è costretta a condurre una vita randagia. Decisa a cambiare la sua condizione, si reca a Río Grande, nell’estremo sud dell’Argentina, dove vive il fratellastro Mariano (Rafael Federman), probabilmente l’unica (o ultima) persona che ha al mondo. Lì Jimena trova impiego nella stessa fabbrica manifatturiera in cui lavorano Mariano e Martina (Jimena Anganuzzi), una ragazza con cui la protagonista costruisce un intenso rapporto.

Jimena deve però scontrarsi con l’individualismo assoluto, rappresentato da Mariano, ambizioso e disposto a tutto pur di trarre un vantaggio. Martina, al contrario, rappresenta l’altruismo, la solidarietà, la collettività; è colei che include Jimena nel gruppo dei colleghi e che la sprona a stringere amicizie. Martina è anche la serenità e l’amore di cui forse Jimena non ha mai fatto esperienza. 

In generale, dunque, la protagonista deve destreggiarsi nella conflittualità che la circonda per crescere come donna e come lavoratrice. La regista approfondisce anche visivamente questa polarizzazione, descrivendola dal punto di vista spaziale: gli interni diventano luogo di scontro, oppressione e minaccia, mentre negli esterni sono ambientati i momenti più idilliaci, di gioco e scherzo. Attraverso un uso costante della camera a mano, Gonzalo immerge lo spettatore nelle vicende del film, ottenendo un effetto documentaristico, ovvero, secondo le parole della regista, “la messa in scena di una realtà documentata”. E, in effetti, tutte le vicissitudini legate alla fabbrica hanno una forte adesione alla quotidianità tanto da connotare il film di una forte valenza sociopolitica. 

Il luogo di lavoro, quindi, diventa teatro di scontri sociali e dubbi esistenziali, dove l’individualismo viene debellato grazie all’empatia; soprattutto, la fabbrica diventa il riflesso interiore di Jimena e dei suoi desideri, il luogo grazie al quale la protagonista riesce a trovare le sue risposte e il suo posto nel mondo. Così, Jimena può urlare al mondo non solo di essere diventata una nueva chica, ma anche che la vera forza risiede nella lotta comune. 

Laura Anania

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