Nel Labanof di Milano, il Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense dell’Università degli Studi, la professoressa Cristina Cattaneo si prende cura dei cadaveri senza identità, che lei stessa chiama “sconosciuti puri”. Sono questi stessi cadaveri a dare il nome al documentario di Valentina Cicogna e Mattia Colombo, Sconosciuti puri dedicato alle battaglie lavorative dell’antropologa forense.
La sua quotidianità trascorre tra l’insegnamento nelle aule universitarie e l’analisi delle esequie di Sant’Ambrogio nella chiesa milanese; oppure al lavoro negli spazi asettici del laboratorio e, infine, sulle coste siciliane a parlare dei migranti portati a riva dalle onde indifferenti. Mentre seguiamo le sue analisi e leggiamo le sue mail, ci rendiamo sempre più conto che la morte è in realtà un fatto che appartiene ai vivi: a coloro che cercano di attenuare il dolore per una persona cara scomparsa, e a chi si misura con le emergenze umanitarie come quella che si sta consumando sul litorale mediterraneo. La dottoressa Cattaneo lavora con chi è rimasto per restituire la dignità della vita a chi la vita non la ha più.
Ecco quindi che la sua vicenda si intreccia a vicende singolari e particolari, come quella della sorella di una giovane donna albanese scomparsa nel 1996 e solo recentemente identificata dal team di lavoro, e si scontra con la costante ricerca di fondi per il laboratorio. Ma tocca anche temi e fenomeni collettivi, come la crisi dei migranti che coinvolge i Paesi europei in prima persona. Il diritto al nome è inalienabile e per questo è fondamentale riconoscerlo e ricostruirlo, anche e soprattutto per dare dignità ai morti, ripete Cristina Cattaneo. Arriva a dirlo anche al Parlamento Europeo, dove riesce ad ottenere un’udienza per chiedere ai Paesi membri di collaborare e supportarla nella sua battaglia.
Otto anni di riprese hanno portato i registi a rimodellare la storia documentata in base agli sviluppi contingenti: inizialmente, raccontano Valentina Cicogna e Mattia Colombo, «questo film voleva essere una riflessione sull’identità, ma poi è diventato il racconto di una battaglia politica perché identificare è un diritto non solo per la persona che non c’è più, ma soprattutto per chi resta». A marzo 2024, con la distribuzione del film sarà anche lanciata una campagna di raccolta firme per sollecitare l’attenzione europea sul lavoro che Cristina compie per i suoi – e non solo – sconosciuti puri.
Valentina Testa.